Bernaudo: “A Roma lo Stato imprenditore ha fallito. Mi candido a Sindaco per una rivoluzione liberista”
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Bernaudo: “A Roma lo Stato imprenditore ha fallito. Mi candido a Sindaco per una rivoluzione liberista”

Parla il presidente di Sos partita Iva: “Roma è una città spenta. Tornerà a vivere solo con le eccellenze della libera impresa”

Andrea Bernaudo
Andrea Bernaudo
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7 Aprile 2021 - 17.43


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di Antonello Sette

 

Bernaudo, lei è anche Presidente di Sos partita Iva e quindi, prima di chiederle della sua candidatura a Sindaco di Roma, le domando che cosa pensa degli gli scontri di ieri a Piazza Montecitorio fra ristoratori e polizia?

I problemi e le difficoltà dei ceti produttivi in Italia non sono un problema né di oggi né di ieri – osserva il Presidente di Sos partita IVA rispondendo all’Agenzia SprayNews -. La pandemia ha solo fatto esplodere tutte le contraddizioni che già esistevano prima dell’irruzione del Covid nelle nostre vite. Sos Partita IVA è nato tanti anni fa non per tutelare una categoria specifica, perché il problema è sistemico. In Italia fare impresa era già letteralmente impossibile per colpa delle oppressioni fiscale e burocratica. Oggi la pandemia ha mostrato e dimostrato, inequivocabilmente, che lo Stato sta facendo pagare i costi dell’emergenza solo a una parte della popolazione. Nello specifico ai produttori di PIL con un sovraccarico particolarmente insopportabile per quanti lavorano nei settori della ristorazione, del turismo degli eventi e in tutte le filiere che sono state chiuse dal Governo senza mai essere indennizzate. La pandemia ha fatto esplodere l’enorme disuguaglianza italiana fra gli ipergarantiti e i non garantiti. Quando i non garantiti lasciati allo sbando sono quelli che producono PIL, il problema si allarga a macchia d’olio a tutto il Paese. 

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Torniamo all’argomento principale di questa intervista. Alle elezioni amministrative di Roma. Che cosa l’ha spinta a candidarsi a Sindaco della Capitale?

La decisione non è stata mia, ma della direzione allargata dei Liberisti Italiana. Il nostro movimento è nato nel mese di febbraio del 2020, una settimana prima del lockdown. Ad ottobre si è riunita, naturalmente nei modi consentiti dalle misure restrittive, la direzione allargata e mi ha chiesto di partecipare alla corsa fra gli aspiranti Sindaci di Roma.

Perché proprio Roma?

Innanzi tutto perché è la città dove sono nato e dove vivo. Poi, perché Roma è l’emblema del fallimento del Comune imprenditore e dello Stato Imprenditore. A Roma non funziona nulla. Eppure il Comune si occupa di tutto. E’ evidente che per un Movimento politico come il nostro Roma rappresenta la palestra ideale per una rivoluzione liberista. Nel nostro programma c’è, non a caso, al primo punto la chiusura di tutti i centri di costo di Roma Capitale e la conseguente messa a gara di tutti i servizi attualmente gestiti direttamente dal Comune, a partire dai rifiuti e dai trasporti. 

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Come immagina la sua Roma?

La immagino innanzi tutto più viva perché Roma è ormai una città spenta. Immagino una città dove possano scendere in campo e competere le miglior eccellenze della libera impresa con il compito specifico di farla tornare a vivere e a brillare di luce propria. Immagino una città meno burocratica, meno parastatale, meno clientelare, più ospitale e pronta alle grandi sfide che ci aspettano, a partire dal Giubileo del 2025.  

Ha un sogno particolare da raccontarci?

Il mio sogno nel cassetto è quello di far conoscere a tutti i romani l’esistenza di questa grande opportunità di cambiamento e poi vincere la battaglia per il Campidoglio.

E’ possibile vincere?

Se tutti i romani verranno a sapere che possono contare su un progetto alternativo e risolutivo come il nostro, la vittoria è assolutamente possibile. Bisogna solo vedere se il sistema vigente, burocratico e clientelare, metterà in condizione tutti i romani di conoscere il nostro programma e la nostra volontà di cambiare azzerando tutte le fonti di un potere capace di produrre solo il vuoto che governa oggi la capitale d’Italia.

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