A Draghi fiducia con qualche defezione: 262 favorevoli, 40 contrari e 2 astenuti
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A Draghi fiducia con qualche defezione: 262 favorevoli, 40 contrari e 2 astenuti

Il premier alla prima prova in Aula. La votazione dei senatori a partire dalle 22

Mario Draghi
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17 Febbraio 2021 - 08.03


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Il governo Draghi ha ricevuto la fiducia con 262 senatori favorevoli, 40 voti contrari e 2 astenuti. Resiste il record del governo Monti con 281 voti. 

Fronda M5s

Sono almeno 15 i senatori M5s che hanno votato no alla fiducia al governo Draghi. Si tratta di Granato M5s, Gianuzzi M5s, Lamura M5s, Lanutti M5s, Lezzi M5s, Mantero M5s, Mininno M5s, Moronese M5s, Morra M5s, Ortis M5s, Abate M5s, Angrisani M5s, Corrado M5s, Crucioli M5s, Di Nitto M5s. Secondo il regolamento del Senato, che prevede 10 senatori per la costituzione del gruppo parlamentare, i dissidenti M5s possono costituire una compagine a sé stante. 
Devono però risolvere il problema del collegamento col simbolo elettorale. 
Sono risultati assenti alla votazione inoltre Garutti, Nocerino, Vanin, Auddino, Botto e Dessì. 
Nel misto hanno votato contro Fattori, Giarrusso, Nugnes, Ciampolillo, Martelli. Mentre Drago si e’ astenuta.

La replica di Draghi

“Mi scuso per non aver esplicitamente sollevato il tema dell’immigrazione” sul quale “la risposta più efficace e duratura è la piena assunzione di responsabilità delle istituzioni europee”.

Lo ha detto il premier Mario Draghi nella replica al Senato. Al momento però “c’è uno stallo politico” con una “contrapposizione tra gli stati di frontiera maggiormente esposti e gli stati del Nord e Est Europa principalmente preoccupati di evitare i movimenti secondati dei migranti” verso i loro territori.

“L’Italia, appoggiata anche da alcuni paesi mediterranei, propone come concreta misura di solidarietà un meccanismo obbligatorio di redistribuzione dei migranti pro quota”.

Il discorso della mattina

“Il primo pensiero che vorrei condividere riguarda la nostra responsabilità nazionale, il principale dovere a cui siamo chiamati tutti io per primo”. E’ questo uno dei primi passaggi del discorso del premier Mario Draghi al Senato. “Il Governo farà le riforme ma affronterà anche l’emergenza.

Non esiste un prima e un dopo. Siamo consci dell’insegnamento di Cavour:’… le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano’. Ma nel frattempo dobbiamo occuparci di chi soffre adesso, di chi oggi perde il lavoro o è costretto a chiudere la propria attività”. “Nostro dovere è combattere con ogni mezzo la pandemia e salvaguardare le vite dei cittadini: una trincea dove combattuiamo tutti insieme, il virus è nemico di tutti. E’ nel commosso ricordo di chi non c’è più che cresce il nostro impegno”.

“Prima di illustrarvi il mio programma, vorrei rivolgere un altro pensiero, partecipato e solidale, a tutti coloro che soffrono per la crisi economica che la pandemia ha scatenato, a coloro che lavorano nelle attività più colpite o fermate per motivi sanitari. Conosciamo le loro ragioni, siamo consci del loro enorme sacrificio e li ringraziamo. Ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare, nel più breve tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalità delle loro occupazioni”, aggiunge. “Ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole”, osserva. “Un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere, specialmente in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, è semplicemente il governo del Paese. Non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca. Riassume la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti”, prosegue. “Questo è lo spirito repubblicano di un governo che nasce in una situazione di emergenza raccogliendo l’alta indicazione del capo dello Stato”, sottolinea il premier. “La crescita di un’economia di un Paese non scaturisce solo da fattori economici. Dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze. Gli stessi fattori determinano il progresso di un Paese”. E ancora: “Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese, nell’avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese che ben sanno quando è il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità”, osserva Draghi che ha ringraziato il suo predecessore Giuseppe Conte per il lavoro fatto.

“Questo governo nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all’Unione europea, e come protagonista dell’Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori”. “Sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione. Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa”. 

 “Nell’appartenenza convinta al destino dell’Europa siamo ancora più italiani, ancora più vicini ai nostri territori di origine o residenza. Dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell’Unione europea. Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere”, afferma il presidente del consiglio. “Mi sono sempre stupito e un po’ addolorato in questi anni, nel notare come spesso il giudizio degli altri sul nostro Paese sia migliore del nostro. Dobbiamo essere più orgogliosi, più giusti e più generosi nei confronti del nostro Paese. E riconoscere i tanti primati, la profonda ricchezza del nostro capitale sociale, del nostro volontariato, che altri ci invidiano”, afferma Draghi.

   “La diffusione del virus ha comportato gravissime conseguenze anche sul tessuto economico e sociale del nostro Paese. Con rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne. Un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento”, continua. “Il numero totale di ore di Cassa integrazione per emergenza sanitaria dal 1 aprile al 31 dicembre dello scorso anno supera i 4 milioni. Nel 2020 gli occupati sono scesi di 444 mila unità ma il calo si è accentrato su contratti a termine (-393 mila) e lavoratori autonomi (-209). La pandemia ha finora ha colpito soprattutto giovani e donne, una disoccupazione selettiva ma che presto potrebbe iniziare a colpire anche i lavoratori con contratti a tempo indeterminato”.

   “Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una Nuova Ricostruzione” attraverso “la fiducia reciproca, nella fratellanza nazionale, nel perseguimento di un riscatto civico e morale”, incalza Draghi. “A quella ricostruzione collaborarono forze politiche ideologicamente lontane se non contrapposte. Sono certo che anche a questa nuova ricostruzione nessuno farà mancare, nella distinzione di ruoli e identità, il proprio apporto. Questa è la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti”.

“La diffusione del Covid – spiega – ha provocato ferite profonde nelle nostre comunità, non solo sul piano sanitario ed economico, ma anche su quello culturale ed educativo. Le ragazze e i ragazzi hanno avuto, soprattutto quelli nelle scuole secondarie di secondo grado, il servizio scolastico attraverso la Didattica a Distanza che, pur garantendo la continuità del servizio, non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze”. “Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà”.  “Occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza”. “E’ necessario investire nella formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni. In questa prospettiva particolare attenzione va riservata agli ITIS (istituti tecnici). In Francia e in Germania, ad esempio, questi istituti sono un pilastro importante del sistema educativo”, aggiunge. “E’ stato stimato in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale. Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna 1,5 md agli ITIS, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate”, aggiunge.

   “Il piano di vaccinazione. Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private”. “La nostra prima sfida è, ottenutene le quantità sufficienti, distribuire” il vaccino “rapidamente ed efficientemente”. Bisogna fare “tesoro dell’esperienza fatta con i tamponi che, dopo un ritardo iniziale, sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia di ospedali autorizzati. E soprattutto imparare da Paesi che si sono mossi più rapidamente di noi disponendo subito di quantità di vaccini adeguate. La velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus”. “Nostro dovere – è un altro dei passaggi del discorso programmatico – è combattere con ogni mezzo la pandemia e salvaguardare le vite dei cittadini: una trincea dove combattuiamo tutti insieme, il virus è nemico di tutti. E’ nel commosso ricordo di chi non c’è più che cresce il nostro impegno”. “Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo? Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente. Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima. La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere così. Il riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute, dall’inquinamento, alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livelllo dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili”.

  “Come ha detto papa Francesco ‘Le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento. E io penso che se chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo mi direbbe che è una cosa buona: siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore’. Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori , biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane”, dichiara ancora Draghi.

A partire dalle 10, il premier Draghi terrà al Senato le sue dichiarazioni programmatiche, al termine delle quali si recherà quindi a Montecitorio per consegnare il suo testo. Dalle 12.30 in Senato sono previste 6 ore e 40 di dibattito, dalle 19 alle 20 l’ultima sanificazione, quindi replica e dichiarazioni di voto dalle 20. Il voto si terrà infine a partire dalle 22, con la ‘chiama’ dei senatori.

Bocche cucite intanto dal suo staff sui contenuti del discorso che il premier pronuncerà a Palazzo Madama. Draghi lavora nel massimo riserbo, quel riserbo che gli è congeniale. Ieri era arrivato di buon mattino a Palazzo Chigi per scrivere un discorso chiaro, asciutto, quasi chirurgico nel definire le priorità che il suo esecutivo deve darsi. Richiamando all’unità in un momento senza precedenti per il Paese, con una pandemia che ha falcidiato il tessuto economico e sociale, chiudendo le scuole, mettendo in affanno gli imprenditori, costringendo imprese e negozi a chiudere i battenti e milioni di lavoratori alla cassa integrazione.

Una partita complessa anche per un primo della classe a livello mondiale. L’Italia deve ripartire, per riaccenderne i motori c’è bisogno di mettere in soffitta gli interessi di parte, remare nella stessa direzione. Seguendo la direzione che egli stesso ha indicato nel corso delle consultazioni che hanno portato alla nascita del suo governo. Europeismo e Atlantismo i capisaldi. E l’ambiente, come ha ribadito nel Cdm di sabato scorso: il suo “sarà un governo ambientalista, anche nella creazione di nuovi posti di lavoro”.

Una certezza, questa, che ha le sue radici anche nelle indicazioni dell’Europa sull’impiego dei fondi del Next Generation Eu, e che vincolano il 37% delle risorse a progetti green. Numeri che rendono centrale il dicastero della Transizione ecologica affidato a Roberto Cingolani – ieri finito non a caso nel mirino di Alessandro Di Battista – ministero chiesto a gran voce da Beppe Grillo ma che continua a dividere i 5 Stelle, vera incognita del voto di oggi in Aula.

E poi la sanità, con una pandemia che ha svelato tutte le crepe di un Ssn smantellato da politiche miopi, e soprattutto il piano vaccinazioni: la prima grande sfida a cui è chiamato a rispondere ‘Super Mario’, tassello centrale per consentire al Paese di rialzarsi davvero evitando false ripartenze. E’ facile, quasi scontato, che oggi Draghi si soffermi sul capitolo scuola e istruzione, un tema che considera centrale per dare nuova linfa al Paese. Decisivo, poi, il capitolo lavoro e Recovery Fund, con tante incognite ancora sul tavolo, a partire dal blocco dei licenziamenti. Sul Next Generation Eu, il pensiero di Draghi è noto, si incentra sulla necessità di investire in progetti di valore alto, con un contenuto sociale dimostrabile.

La sostenibilità del debito pubblico sarà giudicata sulla base della crescita e quindi anche di come verranno spese le risorse di Next Generation Eu. Se saranno sprecate, il debito alla fine diventerà insostenibile perché i progetti finanziati non produrranno crescita. Draghi lo sa bene, sa che la strada da percorrere passa da progetti con tassi di rendimento elevati, tali da giustificare l’investimento pubblico per spingere la crescita e rendere il debito sostenibile. Ma la condizione sine qua non per realizzarli è mettere a segno quelle riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno: fisco, giustizia e Pubblica amministrazione. Riforme centrali ma che vanno a toccare sensibilità diverse in una maggioranza che è di fatto un melting pot. “L’unità non è un’opzione, ma un dovere”: la strada è stretta, ma Draghi dovrà necessariamente muovere da qui.

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