Silurata la capogruppo Pd a Genova dopo la polemica sull'anagrafe antifascista e anticomunista
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Silurata la capogruppo Pd a Genova dopo la polemica sull'anagrafe antifascista e anticomunista

La capogruppo in Consiglio Comunale Cristina Lodi non aveva dato comunicazioni ai colleghi sul testo che accomuna le due ideologie: il consiglio comunale si era astenuto chiedendo un passo indietro

Cristina Lodi
Cristina Lodi
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16 Febbraio 2021 - 11.48


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Silurata dai suoi compagni dopo la polemica scoppiata per non aver trasmesso loro il testo dell’ordine del giorno sull’anagrafe antifascista e anticomunista la capogruppo Pd in consiglio comunale a Genova Cristina Lodi.

La mancata comunicazione aveva portato il partito ad astenersi provocando molti commenti.

La notizia è stata confermata da Alessandro Terrile, che via social ha annunciato di “aver dato la disponibilità a essere eletto capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Comunale”.

Inizialmente c’era stata l’ammissione di colpa da parte di Lodi, salvo poi il deflaglarsi della situazione durante l’ultimo consiglio comunale. Così, è arrivata la sfiducia nei suoi confronti da parte di Alberto Pandolfo, Alessandro Terrile, Stefano Bernini e Claudio Villa, i quali le hanno chiesto di compiere un passo indietro.

“Non avendo risposto alla pretesa che io mi dimettessi, il gruppo ha votato quattro a uno il nuovo capo gruppo”, ha spiegato Lodi. “A seguito di quanto accaduto in Consiglio Comunale in merito al voto di astensione sul documento che equiparava fascismo a comunismo, antifascismo e anticomunismo tengo a sottolineare che il mio è stato un errore come capogruppo di cui ho subito chiesto scusa, tuttavia è evidente che si è sviluppata una operazione di potere ed evidentemente non si aspettava altro che un mio errore per rimuovermi dall’incarico”.

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Il gruppo del Partito democratico, finito nella bufera, aveva pubblicato una nota dove chiariva che “il voto è stato un errore. Il documento dell’impegnativa, da una parte sosteneva ancora una volta la raccolta firme per l’anagrafe antifascista, dall’altra introduceva un’equiparazione storicamente inaccettabile”.

Un equiparazione che equivale a “un insulto alla memoria della città medaglia d’oro alla Resistenza. Riconoscimento dovuto anche al sacrificio di tanti comunisti genovesi”.

 

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