Zaia parla del batterio che ha ucciso i neonati: "L'infezione si trascina da mesi, l'ospedale intervenga"
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Zaia parla del batterio che ha ucciso i neonati: "L'infezione si trascina da mesi, l'ospedale intervenga"

Lo ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia commentando la tragedia dei neonati uccisi dal Citrobacter in un ospedale di Verona.

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2 Settembre 2020 - 13.26


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“Siamo davanti a un’infezione ospedaliera dovuta a uno dei batteri più terribili, che si trascina da mesi se non da anni”. Lo ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia commentando la tragedia dei neonati uccisi dal Citrobacter in un ospedale di Verona. “Può accadere che  nei reparti ci siano infezioni temporanee, ma questa si è protratta a lungo. Ho chiesto al direttore dell’Azienda ospedaliera di valutare le misure necessarie per l’autotutela”. 

Zaia: “Iniziative concrete” – In merito al batterio che ha colpito la neonatologia di Verona, il governatore ha auspicato che il dirigente prenda decisioni “anche verso gli attori della vicenda” precisando che “ogni iniziativa deve arrivare dall’Azienda, non sono dipendenti diretti della Regione. Noi abbiamo chiesto che si intervenga. Le famiglie hanno diritto ad avere giustizia”. 

Nella sua lettera inviata al direttore generale Sanità regionale, Domenico Mantoan, il presidente invita a “effettuare tutte le verifiche necessarie a individuare eventuali responsabilità dei collaboratori e ad assumere tutti i provvedimenti urgenti consentiti dall’ordinamento, anche in via cautelare”. 

Avanti a oltranza la protesta della mamma – Continua intanto a oltranza, davanti all’Ospedale della donna e del bambino, la protesta di Francesca Frezza, la mamma di una delle bambine morte proprio a causa del Citrobacter nel 2019. Era stata lei la prima a denunciare i casi d’infezione nel più importante punto nascite del Veneto, dove avvengono più di 3mila parti all’anno, e che è stato riaperto il primo settembre dopo due mesi e mezzo di stop per debellare proprio quel batterio-killer. “Mi chiedo – ha detto la Frezza – perché si sono attesi due anni prima di chiudere. Si sarebbero evitate morti e oggi mia figlia sarebbe qui con me”. 

 

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