Fca chiede che l'Italia garantisca un prestito di 6.3 miliardi di euro: loro hanno la sede all'estero
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Fca chiede che l'Italia garantisca un prestito di 6.3 miliardi di euro: loro hanno la sede all'estero

La denuncia portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.

John Elkann
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16 Maggio 2020 - 10.46


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Paradossi di politiche che per decenni si sono inginocchiate al liberismo galoppante e hanno pensato che l’unica strada fosse quella di togliere diritti ai lavoratori, aumentare la discrezionalità delle imprese in un gioco che, negli anni, ha portato al grande arricchimento di pochi e all’impoverimento dei molti.

E adesso c’è chi a sinistra denuncia le storture: “Vedo che Fca della famiglia Agnelli chiede che lo Stato italiano garantisca per una richiesta di prestito da 6.3 miliardi di euro.
Bisognerebbe chiedere in contropartita che riportino la sede legale e il domicilio fiscale in Italia, dopo averle spostate in Olanda e in Gran Bretagna”.
Lo afferma il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.
“Così almeno – conclude l’esponente di Leu – un po’ di tasse in più in Italia arrivano.
È una questione di… garanzie.”

Le critiche della Cgia

 “Se la notizia fosse confermata, Fca Italy starebbe per ricorrere alle misure introdotte dal decreto liquidità. In altre parole, vorrebbe ottenere un grosso finanziamento avvalendosi delle garanzie statali messe a disposizione da Sace per 6,5 miliardi di euro”. E’ la Cgia a segnalarlo spiegando, afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo, che cio’ sarebbe “inaccettabile”.
”Speriamo – conclude Zabeo – che alla fine prevalga il buon senso. Sarebbe inaccettabile che un grande gruppo industriale che ha deciso, di spostare, legittimamente, la sede legale nei Paesi Bassi, chiedesse, con la controllata Fca Italy, un finanziamento avvalendosi delle garanzie pubbliche dello Stato che ha, invece, abbandonato. Sarebbe una cosa insopportabile che il Governo italiano non dovrebbe consentire”.
“Sarebbe opportuno – afferma il Segretario della Cgia Renato Mason – che anche l’Italia, così come ha fatto la Francia, decidesse di escludere dai contributi statali le società con sedi nei Paesi che offrono una fiscalità di vantaggio”.

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