Salvini, razzismo alla Trump: “Il virus è partito in Cina e ora li chiamiamo salvatori della Patria”
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Salvini, razzismo alla Trump: “Il virus è partito in Cina e ora li chiamiamo salvatori della Patria”

Un tweet polemico del capo della Lega contro la Cina: "Non è un paese democratico". Ma si scorda della Russia che diffonde fake news

Matteo Salvini
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18 Marzo 2020 - 16.05


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Matteo Salvini è in difficoltà seria: precipita nei sondaggi, lasciando sempre più spazio all’odiatissimo Conte e a Giorgia Meloni, che ormai lo ha superato di misura nell’indice di gradimento. La sua passeggiata ‘per fare la spesa’ insieme alla fidanzata e alla scorta di domenica scorsa ha suscitato un’ondata di indignazione e ce li ricordiamo tutti (è passato davvero troppo poco tempo da quando il nostro mondo è cambiato) i suoi repentini cambiamenti di posizione (‘chiudere tutto – aprire tutto – chiudere tutto e pretendere soldi’) nelle settimane precedenti alla quarantena. Insomma, il leader della Lega sta dimostrando di non essere in grado di aggrapparsi a una qualsiasi polemica che rimpolpi la sua sterile campagna elettorale permanente. A dimostrazione che senza andare in giro a baciare forme di parmigiano rimane ben poco della sua propaganda.

Il risultato di questi fiacchi tentativi di polemizzare sono tweet come quello pubblicato oggi: “Nessun complotto, ma che Paese da cui è partito il virus sia chiamato “Salvatore della Patria”, anche tecnologicamente parlando… Non vorrei si dessero in mano dati sanitari e privati degli italiani a qualcuno che non risponde a un Paese democratico”.

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Salvini parla ovviamente della Cina, con quel ‘il paese da cui è partito il virus’ che riprende direttamente il ‘chinese virus’ di Donald Trump che ha suscitato l’ira di Pechino.

Ora, ammettiamolo: dobbiamo andarci cauti con le lodi alla Cina, perché non possiamo permetterci di dimenticare che all’inizio di questa catastrofe mondiale c’è un medico, Li Wenliang, 34 anni, ora ucciso dal virus che lui per primo aveva identificato. Non dobbiamo dimenticare che quando Li aveva cominciato a diffondere la notizia a Wuhan, le autorità cinesi lo hanno identificato e silenziato, e solo dopo settimane, quando l’epidemia era diventata evidente, riabilitato.

Tutto questo non deve mai farci scordare che se la Cina fosse un paese democratico forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma non è andata così: ciò che sta succedendo adesso è invece che la Cina sta inviando moltissimi aiuti all’Italia e al momento non siamo nelle condizioni di poter rifiutare, né di fare polemica. Ci sarà tempo dopo per tirare le somme, per contare i morti, per cercare di capire come siamo arrivati a tutto questo.

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Quindi Matteo Salvini, che elegge la Russia di Vladimir Putin come modello politico, la stessa Russia che – secondo quanto riporta il Financial Times – sta svolgendo una campagna di disinformazione sul Coronavirus per destabilizzare l’Europa, dovrebbe fare un favore a tutti, smettere di ribadire l’ovvio e tacere, lasciando lavorare chi è veramente utile. Tipo i medici cinesi, che verranno anche da un paese non democratico, che che stanno dando un aiuto concreto. E non vanno a farsi passeggiate per fare la spesa insieme alla fidanzata, in barba ai decreti che servono a tenere l’Italia al sicuro.

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