Conte irritato: "Il premier sono io e con la Ue tratto io"
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Conte irritato: "Il premier sono io e con la Ue tratto io"

Il Presidente del consiglio lancia una frecciata ai due vice premier: la manovra può cambiare, con l'Ue tratto solo io. Sul Global compact libertà di coscienza

Giuseppe Conte
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5 Dicembre 2018 - 08.40


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“Con la Commissione Ue devo parlare io. Sono io il presidente del Consiglio. E non ho mai interrotto il dialogo. Adesso, se posso recuperare le risorse, rimodulare il saldo finale, cambiare qualcosina, non vuol dire che torno indietro. Se mi portano dei conteggi che mi consentono di scrivere 2,3% o 2,1%, le riforme le realizzo comunque”. Lo afferma il premier Giuseppe Conte in un colloquio con Repubblica e Fatto Quotidiano, in cui spiega che, su pensioni e reddito di cittadinanza, “servono i tempi tecnici, finché un provvedimento non è stato scritto può cambiare”.

Quanto alla nota di Salvini e Di Maio di domenica scorsa, “era già chiaro che dovessi essere io a gestire la trattativa, quel mandato ce l’ho sempre avuto. Valeva per l’esterno, la definirei una procura”. “La nota conclusiva dell’Eurogruppo di due giorni fa non ha fatto menzione di una procedura d’infrazione per debito nei confronti dell’Italia. E di questo avevamo parlato domenica a colazione nel G20 a Buenos Aires.

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Da parte delle istituzioni europee c’è stato un segnale”, osserva Conte evidenziando che “dalla cena di sabato scorso al G20 a lunedì lo spread è calato di 30 punti secchi”. Un segnale arriva anche dal governo italiano: “Siamo nel corso di una trattativa, quindi da parte nostra c’è l’impegno a moderare le dichiarazioni. Quando si tratta, le parti devono abbassare i toni”. Su reddito e pensioni, “fin quando non scrivi un provvedimento le date possono cambiare, ma io le riforme le realizzo. Ho una maledetta fretta di realizzarle perché fuori di qui, ogni giorno che passa, ci sono sempre più persone che le aspettano”, dichiara il premier.

Ma “ci sono tempi tecnici necessari ad attuarle. E sono tempi che scopriamo nel momento in cui le scriviamo, per cui se prima sono state fatte altre previsioni, altre proiezioni, è perché voi siete voraci, cercate sempre una data, un numero. Ritardare non vorrebbe dire tradirle, solo prendere il tempo che serve a fare le cose per bene”. In merito al vertice di Marrakech sul Global compact, “non faremo in tempo perché dobbiamo parlamentarizzare il dialogo”, ribadisce Conte, secondo cui “quel documento è funzionale alla nostra strategia complessiva”. In Parlamento, “essendo il tema di ampio respiro, io personalmente auspicherei libertà di coscienza per tutti. Vedo male un vincolo di partito”.

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