Zedda, "il ragazzino" di sinistra ri-vince nella Cagliari di destra
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Zedda, "il ragazzino" di sinistra ri-vince nella Cagliari di destra

La politica di restyling della città è piaciuta a tutti: ai ricchi, borghesi, anziani, bigotti cagliaritani e ai quartieri ghetto. Ecco le nuove sfide che attendono Zedda.

Massimo Zedda
Massimo Zedda
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Claudia Sarritzu Modifica articolo

6 Giugno 2016 - 13.45


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Massimo Zedda, “il ragazzino” -come lo ha chiamato Piergiorgo Massidda , candidato del centrodestra, in questa campagna elettorale noiosa e spenta- ha vinto di nuovo e questa volta, al contrario di cinque anni fa, al primo turno, con il 50,96% per cento delle preferenze. Caso unico nei capoluoghi italiani al voto domenica 6 giugno.

Cinque anni fa scrissi che Cagliari è una città di destra. Non mi riferivo alle urne, ma al tessuto sociale. Una popolazione anziana borghese che dà importanza alle apparenze, una popolazione giovane universitaria che non è residente ma immigrata da altre zone dell’Isola e che il fine settimana ritorna nei propri paesi. Le giovani coppie sono sempre meno, e ancora più rare sono quelle che possono permettersi un figlio. La classe media si è trasferita nell’hinterland dove le abitazioni costano meno. I poveri sono tanti ma nascosti bene nei loro quartieri ghetto, la polvere sotto al tappeto. Una città spaccata in due. Ricchi e poveri, che non si incontrano mai. Cinque anni fa il quartiere ghetto per definizione (dalle nostre parti)“Sant’Elia” non l’aveva votato. Questa volta invece a fare la differenza è stata la sezione 515 proprio di Sant’Elia, roccaforte da sempre del centrodestra. Hanno detto di sì al “ragazzino” di Sel che ha parlato a loro senza quel tono paternalistico, senza promettere l’elemosina. Per una volta sono stati trattati come gli altri, senza doversi per  forza sentire diversi, esclusi. La passeggiata di Sant’Elia non è solo un simbolo, è un fatto. Si è collegata una città a un quartiere che abbiamo voluto dimenticare. Zedda ha costruito fisicamente una strada, “un ponte”, una zona di scambio tra due mondi che non si incontravano mai. E poi San Michele, non più fardello ma luogo di inclusione per molti dibattiti con i cittadini.

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Dopo cinque anni di Massimo Zedda (primo sindaco di centro sinistra della storia cagliaritana) che aveva cacciato i baroni della destra cittadina che governavano da decenni come vecchi “don” – la città è più bella. Anzi bellissima. Forse non ho mai visto la mia Cagliari così splendente. Zedda ha esattamente fatto quello che una città di destra voleva dal suo sindaco, si è occupato di marciapiedi e giardinetti.

Detto così sembra uno sfottò e invece un politico vero, uno che ascolta e interpreta il volere dei propri cittadini fa esattamente questo: rappresenta e mette in pratica le loro priorità. La Cagliari ricca e bigotta voleva un luogo bello e lucicante e lui li ha accontentati, facendo loro dimenticare che lui però e portatore di valori e ideali socialisti, distraendoli dai diritti civili e da quelle politiche che a questa città con la puzzetta sotto al naso non interessano. Ogni angolo del Capoluogo sardo è stato “ristrutturato”. Ora che la città è bellissima fuori, ci aspettiamo che lo diventi bella dentro.

Sarà il compito più arduo per il primo cittadino nel suo secondo mandato, realizzare quelle incompiute che la sinistra estrema non gli perdona (le abbiamo già elencate qualche settimana fa in un articolo firmato da Veronica Matta).

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Ossia: la raccolta differenziata, che a Cagliari ancora non c’è.  I vari ricorsi e inadempienze delle ditte hanno ritardato il porta a porta.

L’abbassamento delle tasse.  Ma va detto che nell’ultimo bilancio è stata introdotta una riduzione di 700 mila euro sulla Tari: una famiglia composta da 4 persone pagherà il 30% in meno.

La politica per la casa, linfa vitale per una città anziana che necessita di nuove generazioni.  I progetti di housing sociale non sono purtroppo decollati.

 Zedda poi ha lasciato in eredità a se stesso un bel tesoretto di progetti già finanziati soprattutto nel campo mobilità; farà la metropolitana (il primo tratto è già in appalto, a brevissimo si vedranno gli operai posare i binari).

Ma la cosa più importante da dire è che nonostante le tante opere pubbliche realizzate (Parco di Tuvixeddu, Giardino Sotto le Mura, nuovo Orto dei Cappuccini, Parco “Circu de Soli” a Mulinu Becciu, Giardini in via Meilogu e via Antonio Sanna (Pirri), Giardino Siro Vannelli e aree verdi a Fonsarda, Restauro del Bastione St. Remy e Passeggiata Coperta, completamento del Parco della Musica e nuovo verde a Bonaria) Cagliari è uno dei pochissimi comuni italiani con il bilancio (500 milioni circa) maggiormente in ordine, senza un euro di debito.

Impossibile non citare poi il Lungomare Poetto. I cagliaritani hanno nuovamente la loro passeggiata al mare, i loro chioschi, il loro svago estivo fruibile 24 ore su 24. Certamente non tutta farina del sacco di Zedda (l’ iter è iniziato nel 2009) ma è stato  portato a compimento da questa giunta e in un Paese di opere incompiute solo il fatto di “compierle” vale almeno un grazie.

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Non tutti sono contenti del “ragazzino”, colui che in questi anni ha scelto il basso profilo, poche uscite pubbliche, poche dichiarazioni, sempre due passi indietro ai suoi assessori, i maligni dicono perché non ha le capacità comunicative del suo amico Renzi. Ma forse l’importante è stato trasmettere un messaggio alla cittadinanza, anche in anni terribili di crisi si può andare avanti, rifarsi il look, si possono evitare i debiti, si può guardare al futuro.

Ora questo futuro, caro Massimo, quello che hai indicato, lo devi realizzare insieme ai tuoi cittadini, ora che giardinetti e marciapiedi sono impeccabili, dobbiamo riportare le famiglie e i ragazzi dentro le mura. Coinvolgere di più il mondo dell’associazionismo. E soprattutto, ora che i cantieri saranno meno (fisiologicamente)  non è rimasto molto altro da ristrutturare, tenersi vicina quella fetta di popolazione che vive in grandi difficoltà economiche e che ha voluto ridarti fiducia.

Va detto in chiusura per dovere di cronaca che la giunta uscente (e rientrante) ha incrementato i fondi per i più bisognosi: inserendo il servizio civico (ti diamo soldi, ma almeno fai un qualcosa per la comunità).

Non è un eroe come lo vogliono dipingere i suoi fan, i suoi stretti collaboratori, i suoi tifosi da tastiera. Ma è uno che ci sta provando e che non deve scordarsi che ha ancora tantissimo lavoro da fare.

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