Riforme: caos al Senato, tagliati 1400 emendamenti
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Riforme: caos al Senato, tagliati 1400 emendamenti

Fallito ogni tentativo di mediazione, ancora proteste in Aula al momento della votazione, Grasso richiama all'ordine.

Riforme: caos al Senato, tagliati 1400 emendamenti
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29 Luglio 2014 - 21.05


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Continua la bagarre in Aula nel corso dell’esame del ddl Riforme. Nel momento in cui il presidente Pietro Grasso ha preannunciato la votazione, per parti separate, di un emendamento di Sel che prevede l’elezione diretta del Senato, dai banchi dell’opposizione, ancora una volta si è levato il grido “non si può”. Protesta alla quale Grasso ha risposto: “Cori da stadio non mi sembrano adeguati, finiamola con questa gazzarra”, sospendendo poi la seduta.

Il tentativo di mediazione sul ddl costituzionale in capigruppo “ha avuto esito negativo, per cui stiamo riprendendo le votazioni”. Lo ha comunicato il presidente del Senato Pietro Grasso, alla ripresa dei lavori in Aula. “Abbiamo solo perso tempo per una mattina intera”, ha detto il capogruppo di Ncd Maurizio Sacconi, al termine della riunione dei capigruppo, nel rendere noto il fallimento del tentativo di mediazione avviato sulla base della proposta di Vannino Chiti. “Non c’è nessuna disponibilità di Sel e M5s a modificare il loro comportamento parlamentare per concentrare il lavoro su temi da loro stessi ritenuti prevalenti”.

“I lunghi tentativi di mediazione”, ha precisato Grasso, anche con la sospensione dei lavori d’Aula “sono stati vani. Ho fatto tutto il possibile per favorire al massimo qualsiasi soluzione, ma devo prendere atto con rammarico che dobbiamo riprendere le votazioni”.

Il Movimento 5 Stelle ha annunciato battaglia. “Capigruppo inutile, come inutili i loro giochetti di partito. Iniziamo la battaglia. Si vota!”. E’quanto scrive su twitter Paola Taverna, senatrice M5S, dopo il fallimento dei tentativi di mediazione in atto questa mattina sul ddl riforme.

Quello di Sel “non è un ricatto: il ricatto è di chi ci dice smettete di fare opposizione e forse vi concediamo qualcosa”. Così Nicola Fratoianni (Sel). “Siamo pronti a qualsiasi passo in avanti” sulle riforme, purché “il dibattito riparta da modalità e linguaggio totalmente diversi”. Ma la richiesta di ritirare gli emendamenti “non è ricevibile”. “Oggi in capigruppo abbiamo dato la nostra disponibilità a una riduzione consistente degli emendamenti, ma questo deve avere un contraltare preciso sui punti che abbiamo posto. Non siamo più disponibili a giochini, vogliamo sapere senza più indugi quali sono le modalità per nuove modifiche. La nostra disponibilità l’abbiamo già messa in campo”. Così Loredana De Petris nella conferenza stampa di Sel al Senato sulle riforme costituzionali. “I nostri emendamenti non sono ‘burle’ ma tutti nel merito”, sottolinea.

Parla Vendola

“Sette senatori di Sel che non si piegano a ricatti sono il problema dell’Italia? E i nuovi Padri della Patria sono Berlusconi e Verdini?”. Lo scrive su Twitter Nichi Vendola, replicando al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti. Quest’ultimo aveva detto: “La maggioranza degli italiani ha chiesto a Renzi di cambiare il Paese. Credo che il premier ascolterà 11 milioni di cittadini, non sette senatori di Sel, divisi tra loro”.

Il presidente del Senato aveva avanzato una proposta di mediazione nel corso della capigruppo: accantonare i nodi più spinosi (composizione, elezione e competenze del Senato) e iniziare l’esame del ddl costituzionale dall’articolo 3, sui senatori di nomina presidenziale. L’obiettivo era dare tempo alla mediazione sugli articoli 1 e 2 del testo. Tuttavia il governo ha detto no alla proposta di iniziare a votare il ddl costituzionale dall’articolo 3: “La logica è sequenziale, prima gli articoli 1 e 2”.

Lo ha riferito il sottosegretario Luciano Pizzetti ai cronisti che lo interpellavano a Palazzo Madama. “Voglio smentire in modo categorico che la criticità siano il governo e la maggioranza – ha precisato Pizzetti -, perché in commissione e con la lettera del presidente del Consiglio il governo ha dato ampi segnali” di apertura sulle riforme. “Ieri siamo andati a dormire con un accordo fatto” per la fine dell’ostruzionismo, afferma, “e per noi è ancora così”.

Boschi: ‘Chi non concorda lo faccia con voto palese’ – “Io credo che non si debba aver paura delle proprie idee – ha detto il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi – . Chi sostiene un modello diverso di Senato è giusto che lo faccia a viso aperto e che non si nasconda dietro il voto segreto. Il Pd e la maggioranza non lo hanno chiesto, siamo disponibili e contenti a votare con voto palese”.

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