La Barracciu vince le primarie del centrosinistra
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La Barracciu vince le primarie del centrosinistra

I votanti alle primarie sono stati circa 50 mila. Vince Francesca Barracciu, prima donna che correrà per la presidenza della Regione Sardegna.

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redazione Modifica articolo

30 Settembre 2013 - 09.51


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Dalla notte scorsa Francesca Barracciu, europarlamentare e vicesegretaria regionale del Pd, è la prima donna candidata del centrosinistra alla carica di Governatore nelle elezioni regionali della Sardegna del 2014. “Ho registrato la partecipazione di tutto il popolo del centrosinistra. I militanti hanno partecipato al voto delle primarie – ha spiegato Barracciu – se c’è la base che partecipa credo sia automatico che anche i vertici lavorino tutti insieme ora su una proposta programmatica avendo come base quella che ho presentato in queste consultazioni. Ora occorre metterci assieme per il programma di governo, un lavoro che fara’ cadere tutte le resistenze che ci possono esser state”.

I votanti alle primarie sono stati circa 50 mila. Le percentuali sono: Barracciu 44,3% Ganau 32% Murgia 12,5% Deriu 7% Atzeni 3%.

Vi riproponiamo la nostra intervista di un mese fa La tua sembra la candidatura che riunisce sotto lo stesso tetto diverse ed opposte anime del partito, c’è chi parla di una contraddizione o si può finalmente dire che il centrosinistra supera gli steccati del passato?

Significa semplicemente che il Pd ha fatto finalmente un passo avanti importante verso l’unità, superando conflitti passati e puntando dritto all’obiettivo, che è quello di battere il centrodestra. Significa che i più hanno messo al primo posto l’interesse generale e non quello dell’area di appartenenza. Evidentemente è stata ritenuta la candidatura più convincente, che meglio rappresenta il cambiamento e la possibilità di realizzarlo con programma e gioco di squadra.

La politica in questi mesi ci ha abituati ad idee forti anche per combattere il sentimento di antipolitica che investe anche la Sardegna. Quali saranno i tre provvedimenti forti e netti rispetto al passato che intendi adottare in caso di vittoria?

Direi che la politica, in questi anni di governo del centrodestra in Sardegna, in realtà ci ha abituato all’irresponsabilità, speculando sul malessere, cavalcando tutte le proteste senza ottenere alcun risultato concreto e alimentando così l’antipolitica. I provvedimenti necessari sono tanti, ma se devo sceglierne tre metto al primo posto il metodo, la responsabilità politica, il tener conto seriamente delle persone e dei bisogni, senza illudere nessuno. Urgente è la riforma della Regione in termini di efficacia ed efficienza, smantellando la burocrazia che immobilizza i cittadini e le imprese. Poi l’istruzione e la conoscenza, per recuperare in fretta il tempo perso in questi ultimi anni e che ha avuto come conseguenza l’innalzamento del tasso di dispersione scolastica del 12% in più rispetto alla media europea e una pesante dequalificazione della forza lavoro. E un popolo può riprendere il cammino dello sviluppo e della crescita solo se riprende quello dell’istruzione e della conoscenza.

La tua esperienza al parlamento europeo apre una breccia programmatica per parlare di fondi europei ma come si può spiegare in poche parole l’importanza dell’Europa per una regione come la Sardegna che sembra continuamente succube nei rapporti con multinazionali piuttosto che con lo stato italiano?

L’Europa ci dice che la crescita di un territorio deve essere intelligente, solidale e compatibile. Queste direttrici ci calzano a pennello, corrispondono ai nostri bisogni, alle nostre potenzialità e all’idea di Sardegna che ho in testa e che intendo realizzare. Il centrodestra che ci governa ha perso troppe occasioni anche su questo fronte, non utilizzando le ingenti risorse europee che avevamo a disposizione. Nella congiuntura economica e sociale che stiamo attraversando, è quanto mai necessario che la Sardegna sia parte integrante dell’Europa, che è l’unico salvadanaio concreto su cui costruire una programmazione di sviluppo. I soldi sono lì, sono certi e sono tanti e io con la mia esperienza, seppur recente, di europarlamentare so come e dove andare a prenderli. Ma questo è un momento cruciale per la programmazione dei fondi europei 2014/2020 che sta purtroppo nelle mani della giunta Cappellacci, ragion per cui ci chiediamo con preoccupazione se stia elaborando una strategia e quale.

C’è un sogno per la Sardegna che si è infranto nel 2008 con la fine dell’esperienza di Governo di Renato Soru. Cosa intendi portare con te e condividere con il centrosinistra di quel progetto?

Voglio ripartire da quell’istanza di cambiamento e affrontarla attraverso un percorso di condivisione. Voglio ritrovare, riattivare, rianimare l’orgoglio di riprendere in mano il nostro destino, dalle piccole alle grandi cose. Ci sono temi importanti che ho condiviso a suo tempo e che sento profondamente miei, dall’istruzione, all’ambiente, alla sostenibilità, ai diritti. È da qui che è necessario riprendere i fili per creare condizioni di pari opportunità tra le persone, i sistemi produttivi, i territori e via via eliminare le disuguaglianze, crescere tutti insieme.

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