La guerra dei pistola e dei figuranti sfigati
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La guerra dei pistola e dei figuranti sfigati

Bossi ne spara. Allude alle fabbriche di armi della Valtrompia e con orgoglio gonfia il petto di Capitan Padania. In concorrenza con James Bondi e i figuranti del Capo.

La guerra dei pistola e dei figuranti sfigati
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10 Agosto 2013 - 16.56


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Dopo i successi bellici recenti, le partite della nazionale padana contro le nazionali di Topolinia e Paperopoli, lasciata agl storici l’era del Trota e del diamante scomparso, il fondatore della Lega Umbertone Bossi torna a far sentire la voce di Capitan Padania. Stavolta tuona contro l’abolizione delle province. “Una decisione che annulla l’identità di un popolo. Vuol dire non rispettare quello che c’è sul territorio. In Valtrompia però per fortuna ci sono ancora le armi…”.

Eccolo, non bastavano i problemi giudiziari del Cavaliere, l’estate delle grandi battaglie si appresta ad annoverare tra i comandanti militari anche il padre del Trota, che lancia tra le righe l’ideuzza di cominciare ad oliare le armi. Essì, che ci vuole un sano rigurgito armato dalla Val Brembana, col fiore delle Alpi e il bianchetto al posto del moschetto. Come ai tempi eroici delle guardie padane, che di osteria in osteria, pattugliavano indefesse le valli, i paesotti e la provincia oscura.

Tempi d’oro per i media, costretti ad occuparsi di pirlate come le ronde. Costretti a titolare sui problemi di sicurezza e a rincorrere le idee di ué pistola. Ora una oliatina ai fucili non va male, ma poi sarebbe carino sapere se in azione sarebbero disposti a imbracciarli i padroni delle fabbrichette brianzoli, più adusi a spararle che a sparare. Magari vestiti da vikinghi con le corna, o con le cornamuse scozzesi a suonare nel minestrone storico culturale del reality Padania.

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A proposito di figuranti, impossibile non ricordare la marcetta su Roma del Pdl per difendere il Capo condannato. Volevano mettere a fuoco e fiamme la capitale, qualcuno pensava alla guerra civile. Tra un verso sciolto e un pernacchio, la guerra civile è stata derubricata in oceanica e virulenta manifestazione. Poi retrocessa a raccolta di fuguranti sfigati disposti per trenta euro, un panino e una banana a mascherarsi da operaio edile o da manifestante, non a dare il sangue. Sfigato, come direbbe la fine intellettuale del terzo millennio Renata Polverini, in quando disoccupato.

Così va il Paese. Ridicolo fino all’osso, costretto a rimpiangere i Governi Balneari e, i più tosti persino il Governo Ombra. “Co’ sto caldo, poi…”.

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