Ammazza Blog, a volte (purtroppo) ritornano
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Ammazza Blog, a volte (purtroppo) ritornano

Torna la proposta bavaglio in Parlamento. La proposta Alfano conteneva una norma definita fuori dal palazzo come Ammazza-Blog sulla responsabilità dei gestori dei siti Web.

Ammazza Blog, a volte (purtroppo) ritornano
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Pino Bruno Modifica articolo

16 Maggio 2013 - 12.32


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di Pino Bruno

A volte (purtroppo) ritornano. La legge ammazza-blog sta per spuntare di nuovo in Parlamento, al seguito delle proposte PdL per le intercettazioni. I dettagli non sono ancora noti ma le avvisaglie sono preoccupanti, poiché l’idea è quella di rifarsi alla vecchia proposta Alfano del giugno 2009, approvata poi dal Senato nel 2010 e quindi finita nel dimenticatoio della Camera nell’ottobre 2011. Il primo tentativo – è doveroso rammentarlo – risale al 2008, quando al governo c’era il centrosinistra. Adesso si parla di tre proposte di legge firmate rispettivamente da Maurizio Bianconi, Domenico Scilipoti ed Enrico Costa.

we-can-blog-it

Tralasciando al momento il nodo intercettazioni, va ricordato che la proposta Alfano conteneva una norma definita fuori dal palazzo come Ammazza-Blog. Il tema del dibattito era legato alle responsabilità dei gestori dei siti Web e al loro obbligo di rettifica sui contenuti pubblicati. Un obbligo che i legislatori PdL avrebbero voluto automatico, quindi alla semplice richiesta effettuata dai soggetti che si ritenevano lesi nella reputazione o consideravano i testi non veritieri. Il tutto dimenticando che esiste già una legge che si occupa di questi casi, ovvero quella sulla diffamazione.

“Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, riporta il comma 28 dell’articolo 1 del DDL. La norma non prevedeva la possibilità di replica e per di più sanzionava la mancata rettifica fino a 12mila euro.

Ai tempi si scatenò il finimondo soprattutto perché l’obbligo di rettifica per qualsiasi sito (blogger compresi) si sarebbe tradotto in una limitazione della libertà di parola e espressione, almeno secondo gli esperti.

Da allora vi sono stati altri tentativi: l’ultimo è dell’aprile 2012 quando nella bozza sulle intercettazioni dell’ex guardasigilli Paola Severino è rispuntata la storia della rettifica.

Il Parlamento al momento sembra essere spaccato sull’argomento. Molti hanno fatto notare il momento inopportuno per presentare un disegno di legge così controverso. Il rischio è quello di legare il destino del Governo a un’iniziativa che non sembra rientrare fra le priorità del paese.

“In Parlamento si ricomincia a parlare di intercettazioni. E quando se ne parla si finisce per ipotizzare anche sanzioni per i giornalisti che venuti in possesso dei testi li rendono pubblici. Il rischio è che si ripeta l’indecente spettacolo a cui abbiamo assistito nella precedente legislatura”, ha commentato il sindacato dei giornalisti Fnsi.

La Federazione della Stampa ha aggiunto che “non starà a guardare e che provvedimenti che non fossero equilibrati e che, invece di tutelare i cittadini, tendessero a colpire il loro diritto ad essere informati ed il dovere dei cronisti di informare, troveranno la più ferma e decisa opposizione di tutta la categoria”.

(Grazie a Dario D’Elia di Tom’s Hardware)

 

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Twitter: @pinobruno

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