Sono stati 7 i voti contrari e 4 gli astenuti su 197 presenti sulla mozione di sostegno al presidente Giorgio Napolitano in vista della formazione del governo approvata dalla Direzione del Pd. Tra gli astenuti anche Rosy Bindi, che non ha sostenuto la candidatura di Enrico Letta come premier.
IL TESTO DEL DOCUMENTOLa Direzione del Partito Democratico ha dato mandato al Vice-Segretario e ai Capigruppo alla Camera e al Senato di assicurare pieno sostegno al tentativo del Presidente della Repubblica di giungere alla formazione del governo, raccogliendo la sollecitazione ai partito a esercitare la loro responsabilità, secondo le linee illustrate nel discorso di insediamento al Parlamento, e mettendo a disposizione la propria forza politica e le personalità utili a questo fine. In particolare, l’adozione di misure urgenti, in sede europea e nazionale, per fronteggiare l’emergenza economico-sociale, in particolare il lavoro, e l’approvazione in tempi certi delle necessarie riforme in materia istituzionale, elettorale e di contenimento dei costi della politica sono le due priorità sulla base delle quali il Partito Democratico si impegna a sostenere il governo.
LA CRONACA DELLA DIRETTAÈ in corso la direzione nazionale del Partito Democratico che dovrà decidere la linea in vista delle consultazioni che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano farà per formare un governo. La direzione si annuncia delicatissima dopo le lacerazioni che hanno portato alle dimissioni dell’intera segreteria. Nella riunione, infatti, si deciderà anche sull’anticipo del congresso e in che modo sarà retto il partito prima della scelta congressuale di un nuovo segretario. La direzione è stata anticipata perché i capigruppo saliranno al Colle alle ore 18,30.
Da voci di partito si apprende che Matteo Renzi possa essere una possibile soluzione alla crisi del Pd: da sconfitto delle primarie si trova oggi nella posizione di incarnare l’ultima possibilità del partito per fare un governo con l’appoggio di Berlusconi.
«La mia candidatura – fa sapere Renzi – è la più sorprendente e la meno probabile. Non credo che sia sul tappeto. L’importante è che ci sia un governo». Il sindaco di Firenze ha anche espresso «grande fiducia in Napolitano».
È subito ressa sotto la sede nazionale del Pd. Nella stretta via che è luogo di passaggio di colonne di turisti che da Fontana di Trevi vanno a piazza di Spagna, si è formato un tappo umano che rende impossibile muoversi in una calca di turisti, giornalisti, cameraman e curiosi. Non mancano anche militanti del Pd.
La parola al segretario dimissionario Pier Luigi Bersani, il quale torna ad attaccare i franchi tiratori che hanno affossato le candidature di Romano Prodi e Franco Marini al Quirinale. «Ho dovuto annunciare le dimissioni dopo la bocciatura a opera di franchi tiratori delle candidature di Franco Marini e Romano Prodi», ha spiegato alla direzione del Pd. «Molti dei nostri grandi elettori sono venuti meno a decisioni democratiche e formali, fino a portarci sull’orlo di una crisi gravissima e senza precedenti della nostra democrazia».
Davanti ai suoi Bersani conferma le dimissioni da segretario del Pd per «prendere di petto» quei problemi che rischiano di essere «letali». «Ho sentito le giustificazioni di quel che è successo: non voglio replicare anche se potrei farlo. Ma il senso delle giustificazioni è che se ci sono degli irresponsabili, la responsabilità è del responsabile, cioè io». «Con tutta la disponibilità – ha detto Bersani – non posso accettarle perché le trovo pericolose per la ditta perché rimuovono il problema di fondo, che si riproporrà fino a esiti letali. Ed è perché questo problema sia preso di petto che confermo le mie dimissioni da segretario».
E continua con l’analisi sulla crisi del partito: «Si può dire che le elezioni le abbiamo vinte o no ma alla prima prova non abbiamo retto e se non rimuoviamo il problema rischiamo di non reggere nelle prossime settimane e mesi. Insieme a difetti di anarchismo e di feudalizzazione si è palesato un problema grave di perdita di autonomia. Non si pensi che quanto successo sia episodio, c’è qualcosa di strutturale».
«Insieme ad anarchismo e feudalizzazione c’è stato un livello di permeabilità pericoloso. Quel che è successo non è episodico ma strutturale», ha detto ancora Bersani alla direzione del Pd. «Non sto esagerando e si deve ripartire guardando fino in fondo l’esperienza che abbiamo fatto fin qui: vogliamo costruire un soggetto politico o allestire uno spazio politico?». «Chi entra in un partito, anche padronale, fa una libera scelta di devolvere una parte della sua libertà: dobbiamo darci un principio d’ordine, altrimenti invece di un soggetto politico c’e’ uno spazio di gioco – ha detto Bersani -, un autobus, un ascensore, un nido per un cuculo. O uno spazio di gioco che il segretario, sia Veltroni, Bersani o Franceschini deve solo tenere in ordine con tanta pazienza».
«Io ci credo, ho fiducia nel futuro di questo partito». «Mi sono fatto una idea di come uscire dai rischi mortali, partendo dalle ammissioni dei miei limiti e omissioni – ha aggiunto Bersani -. Aspetto di poterne discutere liberamente e fraternamente in un confronto che non tocchi solo la linea politica ma la natura, il senso e la missione di fondo del partito di fronte alle prospettive del Paese e quindi alla sua profonda riforma».
Franceschini: siamo al bivio, dobbiamo scegliere – «Non possiamo battere i pugni sul tavolo e mostrare i muscoli». Così Dario Franceschini, leader di Areadem, alla direzione Pd. «Abbiamo davanti a noi la prima vera scelta politica da quando è nato il Pd. Non siamo più in uno schema bipolare ma tripolare e se hai il 28% dei voti e la maggioranza dei seggi, Non possiamo battere i pugni sul tavolo e mostrare i muscoli» e un gruppo dirigente deve spiegarlo. «Bersani paga colpe non sue, a cominciare dai franchi tiratori. La cosa che manca più non è la solidarietà ma la generosità soprattutto nei momenti difficili».
Bindi: sì a governo di scopo, ma Letta deve essere impegnato nel parito – Sì a un governo “di scopo”, “del presidente”. No a un governo in cui «non eèchiaro che la nostra responsabilità è distinta dalla nostra alternatività». Rosy Bindi, nel suo intervento alla Direzione del Pd, ha sbarrato la strada ad un impegno diretto del Partito democratico nel governo che dovrebbe nascere presto.
«Io credo ci sia lo spazio per dire al presidente della Repubblica che tipo di governo il Pd vuole. Non ho nessun timore a rimettermi nelle mani del presidente, ma ho timore a non esercitare la nostra responsabilità e funzione fino in fondo», ha premesso la Bindi. «C’è uno spazio per dire che vogliamo un governo di scopo, del presidente, ma con con una bassa caratura politica delle figure che ne fanno parte», ha chiarito.
«Non è che non ho fiducia in Letta presidente del Consiglio o componente del governo, ma vorrei che il vice segretario fosse impegnato nel mio partito e nel mio gruppo parlamentare piuttosto che in un governo cui offrire altre personalita’, ma non quelle con cui immediatamente il Paese riconosce l’alternativa che rappresentiamo al centrodestra».
Per la Bindi, «non è la stessa cosa convincere il Paese che è cosa buona assumerci la responsabilità e sostenere un governo con alcuni obiettivi precisi con altre forze politiche o un governo nel quale i rappresentanti di quelle forze politiche alternative siedono assieme».
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