«Ogni singola esperienza dei miei sedici mesi di lavoro, nel territorio e a Roma, suscita una secca conclusione politica: senza una “nuova forma partito” non si governa l’Italia». Così Fabrizio Barca, nel suo [url”manifesto”]http://www.rainews24.rai.it/ran24/docs/Fabrizio-Barca-Un-partito-nuovo-per-un-buon-governo.pdf[/url] “Un partito nuovo per un buon governo”, un documento di 55 pagine pubblicato oggi, dopo che ieri il ministro ha annunciato di aver preso la tessera del Pd.
Nell’intervista a Rainews24 l’ormai quasi ex ministro per la Coesione territoriale ha parlato della sinistra e della crescita economica, i partiti e la riforma della “macchina dello Stato”. «Il desiderio – ha detto – è che si formi più rapidamente possibile un governo uscito dal voto espresso dal popolo. Il lavoro di questi giorni ho voluto accompagnarlo con una memoria politica che racconta cosa ho imparato: l’assoluta necessità di rafforzare i partiti, in particolare quello della sinistra».
Nuovo Pd – «Non è un altro partito, altrimenti non mi sarei iscritto al Pd ieri pomeriggio. Ma quel partito ha nelle mani buona parte delle sorti del nostro Paese, che ora ha bisogno di una radicale trasformazione della macchina pubblica, come è evidente: c’è bisogno di una pressione sociale canalizzata sotto forma di proposte da partiti. Senza partiti robusti non può esserci democrazia».
Il manifesto – Aggiunge: «Ho cominciato a pensare questa cosa mentre ci innalzavamo in elicottero dal Sulcis. Ora dovremo capire se il documento che ho scritto può arricchirsi, interessa. La polarizzazione che si è creata, la situazione hanno impedito una discussione di ampio respiro: c’è una carenza di discussione sulla forma partito, da qui il mio contributo».
Finanziamento ai partiti – «Il finanziamento del partito – sottolinea Barca – deve dipendere dalle persone che fanno parte del partito e non dal finanziamento pubblico. Chi paga è il proprietario. Se alla fine il proprietario del partito è lo Stato, è inevitabile l’identificazione tra il partito e lo Stato. Le persone che fanno il partito lo devono anche possedere dal punto di vista finanziario».
«I partiti hanno finito per assecondare i vizi dei ceti medi urbani – continua critico il ministro -. È uscito di scena il lavoro operaio: non è questione di fare un passo indietro, ma avanti. Il cuore dei movimenti deve tornare ad essere anche, non solo ma anche, il lavoro operaio. Nel nuovo partito queste voci devono tornare a parlare: non nelle grandi manifestazioni ma nei territori, nei luoghi di lavoro. Diversità è la parola fondamentale: l’Italia è un Paese policentrico. Il destino del Sulcis non si può decidere a Roma, ma con l’interazione con le persone del luogo, con le idee dei cittadini. Altrimenti si apre un solco fra cittadini e politica».
Orgoglioso di essere di sinistra – «Ho ragionato molto se dire quello che pensavo, ma non sopporto l’ipocrisia – confessa -. L’Italia è l’unico Paese al mondo dove non ci si può dire di sinistra perché serve sempre la parola centro. Si deve chiamare centrosinistra, centrodestra, la parola centro deve stare dappertutto – aggiunge – È il risultato di una visione sbagliata che noi economisti abbiamo regalato all’analisi politica, che bisogna tutti convergere al centro. Le persone hanno convincimenti diversi. Il Pd già oggi, senza che
arrivi Barca a dirlo, è un partito di sinistra. Si chiama di centrosinistra per ipocrisia».
L’incontro con Landini – «Voleva chiedermi se potevo partecipare a un convegno. Poi abbiamo parlato delle due tre cose che potrebbero rinvigorire il Paese».
Primarie – «È un rimedio a una situazione che non va, ma generano l’illusione di democrazia chiedendo alle persone di poter sciegliere prima. Ma il confronto fra i candidati? E chi è eletto per 5 anni deve decidere chiuso e isolato? E’ una visione lideristrica che lo sperimentalismo democratico in tutto il mondo sta corrodendo”.
Renzi e il timore si scissioni Pd – «È contraddittorio con la mia idea il pensiero che possa esserci un ‘partito B’. Mi auguro una discussione sul documento che ho pubblicato on line. E’un processo lento durante il quale si forma una squadra: la decisione la prensdono quelle persone, attraverso riunioni, incontri, litigate… Di Renzi condivido molte cose… Da ministro ho detto molte cose di merito: a Confindustria, ad esempio. Quando ci sarà un terreno di merito, lo affronteremo insieme».
Il [url”testo integrale della memoria/documento di Barca”]http://www.globalist.it/wwwglobalistch%5CDownloads%5CFabrizio-Barca-Un-partito-nuovo-per-un-buon-governo.pdf[/url]
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