Il bluff della Lega di lotta e di poltrone
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Il bluff della Lega di lotta e di poltrone

Federalismo? No grazie meglio le nomine. I celtico-padani di Bossi sarebbero più interessati agli incarichi che ai principi di indipendenza

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3 Giugno 2011 - 10.12


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I celtico-padani di Bossi sono tanto interessati al federalismo quanto alle nomine. E pensano alla Rai.

Il ragazzo, è nato nel 1971, ha una madre campana ed un padre siciliano. Ma è nato a Varese, una delle roccaforti padane, per cui è stato presto folgorato dal fascino degli elfi, dei druidi e delle ampolle di acqua del Po. Il suo nome è Gianluigi Paragone, giornalista. Suo papà, Luigi, ovviamente non fa il meccanico, ma è anche lui in giornalista ed è pure cantante di melodie “napoletane”. E’ stato consigliere di amministrazione della Fonit Cetra e della Sipra e questo potrebbe far supporre un suo rapporto con la politica, visto che come è noto in Italia difficilmente si ottengono incarichi se non di possiedono “collegamenti”. Comunque sia mercoledì 25 maggio papà Giggi, alla guida della sua lista personale “Paese mio” è diventato sindaco di San Giorgio la Molara, ridente paesino di 3282 anime in provincia di Benevento.

Il figliolo Gianluigi ha anche lui una carriera di tutto rispetto. E’ stato direttore del telegiornale di Rete 55, emittente locale del varesotto, e poi della Padania, quotidiano leghista. Dal giornale celtico è passato a Libero, col ruolo di vicedirettore e poi di direttore ad interim. Lì sembra abbia maturato un rapporto di amicizia con Sallusti, oltre che con Belpietro e Feltri.

Con questo curriculum roboante è stato chiamato a fare il vicedirettore di RaiDue, perché tra i 12mila dipendenti dell’azienda pubblica non c’era nessuno che avesse capacità ed esperienza pari alle sue. E tantomeno c’era qualcuno in grado di competere con il giovanotto tra i sessanta milioni di italiani.

I militanti del Carroccio, alfieri della lotta a Roma ladrona, hanno fulgidi esempi di gestione democratica della cosa pubblica. Il Corriere del Veneto ha reso noto il 19 maggio scorso che secondo gli esponenti del Pd a Verona, “i parenti dei capi della Lega Nord hanno diritto come tutti di cercare e di trovare un lavoro: ma qui siamo davanti ad una vera e propria parentopoli veronese”.

Nella città di Giulietta, Romeo e Flavio Tosi, secondo Franco Bonfante, Roberto Fasoli e Laura Puppato “a partire dal 2007 (anno di elezione di Flavio Tosi a sindaco, ndr) a Verona si sono registrate numerose assunzioni senza selezione pubblica, senza trasparenza e senza l’imparzialità nella valutazione, previste dalla legge”.

Bonfante ha fatto alcuni nomi di fortunati: c’è la “moglie del sindaco di Sona, nonché assessore provinciale (Gualtiero Mazzi, ndr), assunta da Serit, società partecipata Amia (di proprietà del Comune di Verona) – ha riportato il Corriere – e poi assunta da Amia stessa, mentre la sorella dello stesso Mazzi è stata assunta da Serit. C’è la figlia del responsabile organizzativo provinciale della Lega Nord (Giannino Castagna, ndr) assunta da Amia. Il fratello del vicesindaco di San Giovanni Lupatoto e consigliere provinciale (Giuseppe Stoppato, ndr) è in Transeco, società partecipata Amia, mentre a un consigliere comunale della Lega Nord di San Giovanni (Denis Busatta, ndr) è stato rinnovato il contratto a termine. La sorella di un assessore regionale, già assessore provinciale (Luca Coletto, ndr), è stata assunta dall’Amt. Il nipote di un noto avvocato, esponente della lista Tosi, (Gian Paolo Sardos Albertini, ndr) è stato assunto da Amia. Il contratto del medico competente in Amia – ha aggiunto Bonfante – è stato affidato alla moglie del sindaco di Sommacampagna (Gianluigi Soardi, ndr), con contratto rinnovato senza gara per due anni”.

Ma non solo. “Il caso più eclatante – ha raccontato Bonfante – non in sé, ma per le sciagurate dichiarazioni apparse sul Corriere di Verona nel febbraio 2011, è quello del vicesindaco leghista di Villa Bartolomea, Emanuele Faggion, assunto dall’Atv, che ritiene giuste le assunzioni nelle società pubbliche di esponenti leghisti perché dice che è naturale, anzi è giusto, che chi governa abbia dei referenti nei posti che contano”.

“Da notare – ha concluso l’esponente del Pd – che lui è stato assunto nel 2008 perché, come spiega lui stesso, cercavano qualcuno che tagliasse l’erba e sapesse fare l’imbianchino….”.
I fenomeni di Parentopoli o Amicopoli leghiste sono anche altri e riassumerli tutti sarebbe lungo. Per il lettore curioso basterà cercare su Google ‘Lega lottizzazione’ per farsene un’idea o pensare ‘al Trota’, il poco brillante studente figlio del Capo, ovvero Renzo Bossi.

Il ragazzo per due volte è stato bocciato alla maturità. Nel secondo caso il Senatùr aveva presentato un ricorso al Tar perché il ragazzo sarebbe stato interrogato su una parte di programma che durante l’anno scolastico non era stata affrontata. Ripetuto l’esame alla presenza di un ispettore del Ministero dell’Istruzione fu respinto lo stesso. Al terzo colpo finalmente ce la fece: votazione 69/100, un po’ poco visti i tre anni di frequentazione dell’ultimo anno, ma come disse il padre “Meno male l’ha passata. Questa volta è andata bene”.

Cosa fa adesso il figlio prediletto? In nome della meritocrazia padana è consigliere regionale in Lombardia e sottile esternatore di pensieri profondi, del tipo: “Nella vita penso si debba provare tutto tranne due cose: i culattoni e la droga”.

Adesso sembra che i leghisti siano arrabbiati, perché una nuova infornata di nomine starebbe per travolgere la Rai. E nelle intenzioni della Lega, secondo alcuni, il giovane Paragone dovrebbe andare a dirigere RaiDue. ma il nuovo direttore generale, Lorenza Lei, penserebbe a lui ‘solo’ come direttore del Tg2.

Una vera battaglia contro Roma ladrona e soprattutto in nome dei cittadini. O forse no.

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