Chi chiede asilo non è clandestino: la Cassazione condanna la Lega a risarcire le associazioni
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Chi chiede asilo non è clandestino: la Cassazione condanna la Lega a risarcire le associazioni

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla Lega in merito a un caso risalente al 2016 e ha condannato il partito Carroccio a risarcire le associazioni che avevano portato la causa in tribunale, sia a livello locale sia nazionale.

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18 Agosto 2023 - 14.57


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La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla Lega in merito a un caso risalente al 2016 e ha condannato il partito Carroccio a risarcire le associazioni che avevano portato la causa in tribunale, sia a livello locale sia nazionale.

La questione ha avuto origine quando la Lega aveva organizzato una manifestazione per opporsi all’assegnazione di 32 richiedenti asilo a un centro di assistenza a Saronno (Varese), utilizzando cartelli con la scritta “Saronno non vuole i clandestini”. Tuttavia, secondo la decisione della Cassazione, “gli stranieri che giungono in Italia perché si trovano in una situazione in cui, in caso di rimpatrio, potrebbero subire un danno grave, non possono essere considerati irregolari o ‘clandestini’ in alcun modo”.


Saronno non vuole i clandestini. Vitto, alloggio e vizi pagati da noi. Nel frattempo, ai saronnesi tagliano le pensioni e aumentano le tasse, Renzi e Alfano complici dell’invasione”. Questi i contenuti dei manifesti alla manifestazione della Lega del 2016. Asgi e Naga avevano agito in giudizio davanti al tribunale di Milano contro la Lega – locale e nazionale – affermando che qualificare i richiedenti asilo come clandestini costituisce “molestia discriminatoria”, cioè “un comportamento idoneo a offendere la dignità della persona e a creare un clima umiliante, degradante e offensivo”.

I giudici di primo e secondo grado avevano già accolto le ragioni delle associazioni condannando via Bellerio a pagare, oltre alle spese di lite, un risarcimento del danno in favore. Il 16 agosto la sentenza della Suprema Corte (terza sezione, estensore Cirillo, presidente Travaglino) ha respinto il ricorso presentato dal partito di Matteo Salvini.


La Corte ha anche respinto la tesi degli avvocati della Lega che invocavano il diritto del partito politico alla libera manifestazione della sua posizione. Per i giudici “il diritto alla libera manifestazione del pensiero, cui si accompagna quello di organizzarsi in partiti politici, non può essere equivalente o addirittura prevalente, sul rispetto della dignità personale degli individui”, in particolare, aggiunge la Corte, quando si tratta degli individui più fragili, come le persone migranti.

“La sentenza, benché riferita a una vicenda di anni fa, dice molto anche alla politica di oggi – commenta l’avvocato Alberto Guariso che, con l’avvocato Livio Neri, entrambi dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, ha difeso le associazioni – e in particolare sulla inaccettabile consuetudine di continuare a usare il termine ‘clandestini’ per coloro che arrivano sul nostro territorio, comunque arrivino, per cercare protezione: persone con una dignità da rispettare e non clandestini”.

A essere condannate dalla Suprema Corte sono i due predecessori giuridici dell’attuale Lega: la Lega Nord – Lega Lombarda, difesa dagli avvocati Pietro Foroni e Stefano Monguzzi, e la Lega Nord per l’indipendenza della Padania, difesa dall’avvocato Cladia Eccher, in varie vicende difensore anche del segretario federale Matteo Salvini.

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