Maltempo, l'esperto: "In un giorno la pioggia di un mese, cambio climatico e poca prevenzione le cause del disastro"
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Maltempo, l'esperto: "In un giorno la pioggia di un mese, cambio climatico e poca prevenzione le cause del disastro"

Casini, Autorità di bacino dell'Appennino centrale: «La mancanza di argini alti o efficienti, la portata ridotta per sedimenti accumulati negli anni, l'assenza di bacini di sfogo hanno contribuito a determinare poi le esondazioni».

Maltempo, l'esperto: "In un giorno la pioggia di un mese, cambio climatico e poca prevenzione le cause del disastro"
Marco Casini, autorità di bacino Appennino Centrale
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18 Maggio 2023 - 11.10


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Maltempo in Emilia Romagna, la quantità di pioggia caduta è stato un evento letteralmente eccezionale. A confermarlo è Marco Casini, segretario generale dell’Autorità di bacino dell’Appennino centrale, in un’intervista a Il Sole 24 Ore. 

«Sono caduti i quantitativi di pioggia di un mese: fino a 200 millimetri. Un’improvvisa grande precipitazione arrivata dopo 15 giorni di pioggia in seguito a un prolungato periodo di siccità. Il terreno è incapace di assorbire l’acqua perché è già saturo, così questa va a ingrossare velocemente i fiumi e i loro affluenti». 

«La mancanza di argini alti o efficienti, la portata ridotta per sedimenti accumulati negli anni, la presenza di vegetazione sulle sponde, l’assenza di bacini di sfogo hanno contribuito a determinare poi le esondazioni».

I fenomeni meteo estremi sono sempre più frequenti: «Nel 2022 sono aumentati del 55% rispetto al 2021, stanno diventando normali. E si riversano su territori già fragili. Da una parte è aumentata la pressione climatica, dall’altra quella antropica, con il consumo del suolo che in Italia viaggia sui 2,2 mq al secondo, primato europeo. In mezzo, c’è il tema della mancata manutenzione per evitare che questi eventi creino danni».

Il processo di adattamento «è sempre più prioritario. Ci sono interventi da fare rapidamente e con grande frequenza». Con la cabina di regia nazionale «è stata avviata una ricognizione, regione per regione, per individuare gli interventi più urgenti come riduzione delle perdite, sfangamento di dighe e bacini, nuovi invasi. Bisognerà poi trovare le risorse: parecchi miliardi. Ne serviranno ancora di più per la difesa idraulica del territorio, da affrontare in modo strutturale e organico, per gestire il rischio idrogeologico, monitorare i letti dei fiumi, fare la manutenzione di argini e sponde».

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