Giovanni Paparcuri lascia il 'bunkerino' di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: "E' il palazzo dei veleni"
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Giovanni Paparcuri lascia il 'bunkerino' di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: "E' il palazzo dei veleni"

L'annuncio arriva con un post in cui Paparcuri si dichiara "stanco".

Giovanni Paparcuri lascia il 'bunkerino' di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: "E' il palazzo dei veleni"
Giovanni Paparcui
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22 Agosto 2022 - 10.17


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Lascerà direzione del ‘bunkerino’, Giovanni Paparcuri, sopravvissuto della strage Chinnici. L’annuncio delle dimissioni dal museo, realizzato sei anni fa dall’Anm di Palermo nell’ufficio del Tribunale in cui lavorarono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, arriva tra le polemiche per mezzo di un post.

Si tratta di uno dei pochi veri luoghi di memoria, proprio grazie all’impegno di Paparcuri, chiamato da tutti ‘Papa’. Ma adesso, a sorpresa, Giovanni Paparcuri, a cui fu affidato fin dall’inizio il ‘bunkerino’ ha annunciato il suo addio e parla di “Palazzo dei veleni”.

Il museo si trova al piano ammezzato del Palazzo di giustizia di Palermo dove i due magistrati lavorarono negli anni Ottanta. È stato inaugurato il 24 maggio del 2016 e ad oggi è stato visitato da oltre 30 mila persone, venute da ogni angolo del mondo. Qui si trovano le scrivanie dei due magistrati, i loro oggetti personali, copie di atti. E, soprattutto, qui venne scritto il Maxiprocesso.

L’addio è stato annunciato con un post su Facebook: “Scrivo perché ho il dovere morale di spiegare alle tante persone che in questi giorni sono venute al bunkerino e deluse non mi hanno trovato, il motivo per il quale non ci vado più. Scrivo perché non posso lasciare agli altri di giustificare la mia assenza. Scrivo perché i messaggi che mi arrivano sono dello stesso tenore come quello che condivido. Signori grazie dei messaggi, ma voi non dovete venire per me, ma per loro. Io non ci sarò più, ma ci tengo a precisare che non è una resa, mi costa parecchio abbandonare, ma ribadisco che non è una resa, ma devo farlo, perché sono stanco”.

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