L'ammiraglio: "Open Arms era a Lampedusa ma il Viminale voleva mandarla a Taranto o Trapani"
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L'ammiraglio: "Open Arms era a Lampedusa ma il Viminale voleva mandarla a Taranto o Trapani"

Il capo del terzo reparto del Comando generale delle capitanerie di Porto ha ricostruito i fatti avvenuti nell'agosto del 2019 nel processo a carico di Matteo Salvini

L'ammiraglio: "Open Arms era a Lampedusa ma il Viminale voleva mandarla a Taranto o Trapani"
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17 Dicembre 2021 - 11.15


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Una ricostruzione molto dettagliata che fanno capire le traverso dei disperati salvati in mare.

 Il 15 agosto del 2019, quando la nave Open Arms, con a bordo oltre 140 migranti, era già davanti all’isola di Lampedusa ci fu “una interlocuzione tra il Viminale e la Capitaneria di Porto” nel corso della quale “il Prefetto Matteo Piantedosi ipotizzò l’individuazione di un pos, un porto sicuro, a Taranto o a Trapani. Ma le soluzioni erano impraticabili perché le condizioni del mare non lo consentivano”.

A rivelarlo in aula è l’ammiraglio Sergio Liardo, capo del terzo reparto del Comando generale delle capitanerie di Porto, che sta ricostruendo i fatti avvenuti nell’agosto del 2019 nel processo a carico di Matteo Salvini accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per la vicenda Open Arms. Il leader della Lega è in aula.

“Io non c’ero ma ero sostituto dall’ammiraglio Martello – racconta – ma condivisi questa scelta perché le condizioni del mare erano impraticabili”.

Liardo continua poi a raccontare quanto accaduto dai primi di agosto del 2019. La nave Open Arms dopo il soccorso “non accettò il pos dato da Malta. Riteneva a quel punto che sbarcare i migranti – è una comunicazione via mail – avrebbe potuto creare dei problemi. Nel frattempo erano state fatte diverse evacuazioni mediche sotto il coordinamento di Malta. In quel momento open Arms aveva 107 persone a bordo”.

Dopo il no del Viminale che aveva attuato il decreto sicurezza bis, Open Arms si rivolse al Tar del Lazio. “Il 14 agosto del 2019, nella notte, arrivò la comunicazione della Open Arms che rilanciò il decreto del Tar Lazio che annullava il decreto di interdizione dell’ingresso e disponeva di dare assistenza ai migranti. In quel momento c’era mare 4 con 25 nodi di vento che suggeriva, anzi imponeva, la necessitò di riparare a Lampedusa”, dice l’ammiraglio Liardo.

Arrivò, dunque, una richiesta e noi come centro di coordinamento accordammo la possibilità di trovare riparo verso Lampedusa senza disporre ingresso in porto – prosegue ancora l’ammiraglio Sergio Liardo- Ci fu un tentativo di affiancare, fu evitato, e dopo si andò a bordo con medici Usmaf per controllare la situazione. In un primo momento non fu possibile al loro ingresso, perché non era in sicurezza”.

Alla domanda del pm Geri Ferrara se era stata segnalata la presenza di minori a bordo, Liardo risponde: “Abbiamo richiesto un profilo sanitario, e dissero che c’erano anche minori. Da quello che risulta il 18 vennero sbarcati 27 minori non accompagnati”. “Il 15 agosto quando la Open Arms era a ridosso di Lampedusa abbiamo avvertito il Ministero dell’Interno, la risposta è arrivata in una fase successiva, il 19 agosto, con una nota a firma del prefetto”.

Open Arms chiese, quindi, il Pos, cioè un porto sicuro, in Italia.
“Noi l’abbiamo inoltrata al Dipartimento direzione centrale immigrazione – dice Liardo – L’unica risposta è arrivata il 19 in cui si rappresentava che le autorità nazionali avevano, su specifica indicazione del Tar Lazio erano nella condizione di assicurare assistenza ai migranti e di conseguenza c’era l’obbligo di concedere lo sbarco”.

“Fu offerto un Pos da altro paese, la Spagna – ricorda Liardo – Noi demmo a Open arms la possibilità di prendere parte dei migranti a bordo per consentire alla nave di fare la navigazione verso la Spagna”.

 “In questa fase alcuni migranti si lanciarono in acqua e furono salvati dalle nostre motovedette”, ricorda ancora l’ammiraglio Liardo. “Non emergendo a carico alcun obbligo adeguata assistenza e fu coordinato sbarco dei 27 minori”, spiega in aula rispondendo alla Procura.

Il pm Ferrara ha chiesto quindi se ci furono interlocuzioni tra Ministero Interno e la Capitaneria di porto.

“Sì, ci furono in particolare nella notte tra 14 e 15 agosto del 2019”, dice. A ricorda la possibilità di andare a Trapani o Taranto? “In quel momento era impossibile andare perché le condizioni meteo non lo consentivano, anche io stesso ho sentito il prefetto Piantedosi con il quale ci sentivamo frequentemente”.

“Open Arms non tentò di forzare il blocco di ingresso”, per entrare a Lampedusa, ha aggiunto.

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