E la mafia dove la mettiamo? Ma soprattutto come?
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E la mafia dove la mettiamo? Ma soprattutto come?

Giorno per giorno, ora per ora, succedono cose che noi umani non riusciamo a capire nonostante i nostri sforzi disumani. Chi è veramente Michele Romano?

Michele Romano
Michele Romano
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David Grieco Modifica articolo

4 Ottobre 2021 - 15.47


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Nel delirio esponenziale di questi ultimi anni, mesi, giorni, ore, ci siamo tutti posti segretamente, in modo sempre più angoscioso, questo semplice quesito che provo a riassumere in modo spericolato: noi siamo italiani brava gente, siamo capaci di tutto nel Bene e nel Male, siamo tutti atei e siamo tutti cattolici, ci siamo infiltrati in tutto il mondo nel nostro modo a dir poco confusionario (non siamo mica i cinesi), abbiamo inventato la globalizzazione della caciara, tutti ci amano nonostante tutto, abbiamo sempre portato a casa la pelle, e abbiamo sempre pensato che ce l’avremmo fatta ma abbiamo anche sempre pensato che non ci saremmo mai veramente riusciti perché noi sempre siamo e sempre resteremo…la Mafia.
Quanto è vasto il concetto. Chiedo venia.
Persone come Leonardo Sciascia (ne cito uno solo perché ne dimenticherei troppi) lo hanno riassunto mille volte meglio con bagliori straordinari. Ma nonostante tutti, nonostante gli sforzi eroici e il sangue di milioni di persone, la nostra indignazione continua soprattutto a corrodere le nostre anime.
Nel frattempo, è andata avanti lei, la Mafia, e fin da ora mi scuso con la Mafia perché non posso elencare tutte le sue sigle che sono infinitamente più vaste, solide, e ricche di sfumature dei partiti politici che sembrano alla mercé della Mafia come mai prima d’ora, tanto da suscitare più pena che rabbia.
Il recente esito finale e surreale della trattativa Stato/Mafia dice questo.
L’ancor più recente è ancor più surreale sentenza del processo a Mimmo Lucano rafforza (al di là di ogni possibile, immaginabile, umana, precisione) lo stesso concetto.
La Mafia continua a dire, in modo sempre più evoluto (purtroppo, evoluto) che questo strano paese che si chiama Italia, che tutti amano e tutti vogliono, questo paese così bello e assurdo, gli appartiene da sempre e sempre le apparterrà, perché crede e pensa, ci fa pensare e ci fa credere, di essere la sola a conoscerlo meglio di chiunque altro.
Quello che sta succedendo in questo momento, dal punto di vista mediatico, cioè globale, appare molto più forte della Strage di Capaci. Dire questo significa dire una terribile enormità. Ma la portata degli eventi sembra questa. Dico sembra. Perché non si può non riconoscere la potenza del marketing della Mafia. Se non compri, sei morto.
Cedo il passo a un’altra voce ma corre l’obbligo di una premessa.
La voce è quella di un pazzo fascista che nella sua bestiale ingenuità ha detto con candore cose oscene che noi, persone oneste e spaventate, non avremmo mai voluto ascoltare pur conoscendole molto meglio di lui perché abbiamo letto di tutto, e soprattutto Roberto Saviano.
Questo individuo risponde al nome di Michele Romano, candidato consigliere comunale di Cerignola, la città natale di Giuseppe Di Vittorio. Cerignola. Il vecchio faro della classe operaia, cioè contadina. Che Giuseppe Di Vittorio sia il nostro santo laico forse più importante lo sanno tutti.
Ora occorre fare bene ATTENZIONE.
Michele Romano non è il candidato di Fratelli d’Italia o della Lega, di Forza Nuova o di Casa Pound.
No.
Michele Romano, in realtà, sarebbe un candidato del centrosinistra.
Michele Romano si esprime con la rozzezza e la chiarezza che soltanto chi viene dalla terra (o Terra) e dai secoli dei secoli sa padroneggiare (che verbo).
È questa la notizia di oggi nella bolgia di notizie che ci soffoca sempre di più. Perché
Michele Romano pone nel modo più barbaro il Problema dei Problemi, non certo la soluzione.
Michele Romano si immola (perché questo sarà l’ultimo gesto della sua vita politica) per farci mettere a fuoco nel modo più violento possibile e immaginabile questo piccolo problemino che noi facciamo tanta fatica a guardare perché lo conosciamo tutti molto, ma molto meglio di lui.
Prima di far concludere a lui questo articolo, vorrei solo fare una doverosa precisazione. Non desidero essere contattato da nessun tipo di Mafia. Non dovrei dirlo perché la Mafia afferra il concetto molto meglio di chiunque. Ma non si sa mai.
Ecco alcuni brani del discorso a braccio di Michele Romano:
“Cari mafiosi, ladri, criminali, estorsori, voi continuate a fare liberamente il vostro mestiere. Noi politici facciamo il nostro. Da pari a pari. Con affetto e riconoscenza… Voi avete il commercio degli stupefacenti, dell’usura, dei giochi, del commercio delle armi, furto, riciclaggio, rapine, estorsioni, prostituzione, locali notturni e anche diurni. Una preghiera vi faccio: lasciate a noi politici almeno un settore: quello della politica e dell’amministrazione in Comune. Anche noi dobbiamo campare, anche noi abbiamo famiglia. Noi non vogliamo entrare nei vostri affari, ma anche voi non dovete entrare nei nostri…Da pari a pari, a ognuno il suo campo. Già la politica è difficile e complicata senza di voi, se invece vi ci mettete anche voi, la politica diventa un casino. Vi prego, riflettete e allontanate da voi qualche cattivo avvocato che vi sta consigliando male. Quello capace di portarvi sulla cattiva strada. Non ho altro da dirvi, con affetto e riconoscenza. Michele Romano”.
La parola ai giurati.

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