La critica di Fabio Mussi: "Il Pd è un trust di comitati elettorali"
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La critica di Fabio Mussi: "Il Pd è un trust di comitati elettorali"

Intervistato dal Manifesto, Fabio Mussi va giù duro con le critiche al Pd che pensa solo a governare senza aver "organizzato una coscienza comune"

Fabio Mussi
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7 Marzo 2021 - 16.40


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L’esponente di Sinistra Italiana, Fabio Mussi, ex Pci e Ds e ministro per l’università e la ricerca nel Governo Prodi II ha espresso il suo pensiero sull’attuale crisi che sta vivendo il Pd, di cui ha fatto parte fino al 2017, dopo le dimissioni di Zingaretti: “Quello che accade da anni nel Pd non dipende dalla cattiveria dei singoli, ma da un sistema che determina i comportamenti. Nel Pci c’erano correnti clandestine su piattaforme pubbliche, Ingrao e Amendola, nel Pd invece correnti pubbliche su piattaforme clandestine. Non ci sono progetti diversi, idee di societa’ che si confrontano, il partito è un trust di comitati elettorali, a sostegno del maschio alfa che li guida. Per questo i segretari durano come un gatto in tangenziale, ma un partito è un’altra cosa, deve vivere- prosegue l’esponente della sinistra- anche quando non governa, organizzare una coscienza, un senso comune”. Mussi ricorda quella che è stata l’esperienza della sinistra in Italia dopo la fine del comunismo, narrando le fasi di cambiamento avute negli ultimi 25 anni: “L’Europa non è l’America, importare quel sistema è stata una scelta balzana. Io ho creduto nell’Ulivo, sono rimasto al congresso del 2001: una grande sinistra in un grande Ulivo. In quell’epoca come collega capogruppo dei Popolari avevo una persona come Mattarella: eravamo amici in due partiti diversi. E mi chiedevo: perche’ diventare nemici nello stesso partito? Ma c’e’ di più. Nel 2007 eravamo alla vigila della crisi dei subprime, c’erano già i segnali della crisi del turbocapitalismo finanziario sul lavoro, sul welfare, sui diritti sociali. Eppure- sottolinea Mussi- nella discussione fondativa del Pd di tutto questo grumo di disuguaglianze non c’e’ quasi traccia, così come della crisi della globalizzazione, dell’ambiente. Questa lettura sbagliata della societa’ e’ il secondo cardine della crisi attuale del Pd”. Mussi spende parole di stima ma non senza sottolineare gli errori fatti in questi anni a guida Zingaretti, segretario dimissionario del Pd: “Nicola Zingaretti merita rispetto, qualche passo a sinistra ha provato a farlo, ma ha impattato contro un sistema impermeabile. Dire mi vergogno del mio partito che pensa solo alle poltrone è una affermazione pesante, una reazione morale che dice che il Re è nudo. Ed è la stessa constituency del Pd che si fonda su una sbornia blairiana mai smaltita. E invece oggi il tema è quello di una riforma radicale del capitalismo, di un pensiero critico. Ci vuole una schiera di liberi e forti- conclude Mussi- per aprire un capitolo nuovo per la sinistra. Quando alla guida del Pd c’era Bersani questi nodi erano già presenti: gli scrissi una lettera aperta con un motto ungherese, loro hanno queste camicie con tantissimi bottoni. Ecco, se uno arriva all’ultimo bottone e si accorge di avere sbagliato, tocca risbottonare tutto e partire daccapo. È quello che bisogna fare a sinistra”.

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