Il racconto dei pescatori liberati: "Siamo stati umiliati, ma nessuna violenza"
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Il racconto dei pescatori liberati: "Siamo stati umiliati, ma nessuna violenza"

Fabio Giacalone: "Sono stati i giorni più lunghi della mia vita. È stata una galera"

Pescatori liberati
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18 Dicembre 2020 - 08.46


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Un racconto molto duro. Un incubo per fortuna finito ma che difficilmente scorderanno. “In questi 108 giorni abbiamo cambiato quattro carceri in condizioni sempre più difficili. L’ultimo dove siamo stati era al buio, ci portavano il cibo con i contenitori di metallo. È stato davvero molto complicato: accendevano e spegnevano le luci, a loro piacimento. Abbiamo subito delle umiliazioni,  pressioni piscologiche,  ma mai violenze”. A raccontare la prigionia in Libia è Pietro Marrone, capitano della “Medinea”, nel primo contatto via radio dopo la partenza dal porto di Bengasi col suo armatore Marco Marrone.

Stamattina, dalla centrale radio porto nuovo, l’armatore è riuscito a parlare col suo equipaggio che sta navigando per fare rientro a Mazara del Vallo. “Ieri – racconta il capitano Pietro Marrone – sono venuti a prenderci e una guardia ci ha detto: ‘Preparatevi che dobbiamo andare via’. La stessa cosa era già successo circa un mese fa, quindi nessuno di noi ormai ci credeva”.

Il capitano della “Medinea” prosegue poi la sua ricostruzione della giornata: “Dopo l’annuncio che saremmo stati liberati ci siamo preparati: abbiamo fatto la barba, ci siamo fatti prestare qualche bottiglia di shampoo, ci siamo lavati, ci hanno portato qualche tuta. Poi a bordo di un pullman ci hanno portato dalle nostre ‘varcuzze’ (i pescherecci ndr). Stanotte finalmente, dopo avere ricaricato le batterie, abbiamo acceso i motori e siamo partiti. Adesso non vediamo l’ora di tornare a casa”.

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Fabio Giacalone, il direttore di macchina dell’Antartide, come riportato dal Corriere della sera, racconta: “Questi cento e passa giorni in Libia sono stati i più lunghi della mia vita. Non passavano mai. È stato brutto, difficile. Ed è stata una galera…”.

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