Il sindaco di Milano, Sala: “La sanità in Lombardia è tutta da rifare”
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Il sindaco di Milano, Sala: “La sanità in Lombardia è tutta da rifare”

"Sono però sotto gli occhi di ciascuno le carenze e le difficoltà manifestate dalla sanità, soprattutto territoriale, in questi drammatici mesi in Lombardia".

Beppe Sala
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23 Novembre 2020 - 10.32


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In un’intervista a la Repubblica, il sindaco di Milano, Beppe Sala ha detto: “Speriamo che i nuovi vaccini ci permettano di uscirne per la prossima estate. Ma da cittadino lombardo dico che è tempo di ripensare la gestione della sanità lombarda”. 
“Nelle ultime settimane – spiega – ho molto limitato la mia critica, perchè ci sono momenti in cui è più importante stare vicini alla comunità, tutta. Sono però sotto gli occhi di ciascuno le carenze e le difficoltà manifestate dalla sanità, soprattutto territoriale, in questi drammatici mesi in Lombardia. Da ultimo con la vicenda dei vaccini antinfluenzali”.
Secondo Sala il modello di gestione della salute va cambiato “radicalmente. Ma non vedo alcun pensiero strategico in proposito venire fuori dalla giunta regionale. Con il Pd lombardo invece stiamo lavorando ad una prima bozza di lavoro, sarà poi fondamentale che si faccia un’accurata lettura dei ‘bisognì direttamente con i cittadini e nei vari territori”.
“Occorre fronteggiare – sottolinea Sala – le sfide demografiche e sociali e saper cogliere le opportunità tecnologiche e di innovazione clinica che si stanno presentando. Qui serve un’universalità del servizio”. Come si fa il cambio di marcia? “Al primo punto – e ne abbiamo cinque ben precisi – con l’istituzione di un’Agenzia per il governo della sanità. Ci devono essere chiare responsabilità e competenze di ogni attore del nostro sistema sanitario. Altre Regioni, per esempio Veneto e Lazio, hanno già implementato sistemi simili. Quest’Agenzia, che può anche assumere la forma di Azienda pubblica, avrà la responsabilità di coordinare tutto il sistema e di governare anche l’offerta del privato accreditato da una posizione di forza e competenza. Inoltre, l’Agenzia potrà farsi carico di gestire gli acquisti sanitari e i concorsi per il reclutamento del personale. Al fianco di essa abbiamo poi bisogno di un soggetto che si occupi veramente di innovazione, ricerca, telemedicina e incrocio e valorizzazione dei big data. Anche da qui passa la sostenibilità di un vero progetto di riforma”.
Per quanto riguarda pubblico e privato “va riequilibrato il rapporto e va introdotto un sistema di rimborsi al privato che non si basi solo sulla fatturazione della singola prestazione, ma che tenga conto del risultato dell’intero percorso di cura. Cioè, per esempio, l’80% del rimborso è sulla prestazione effettuata dall’ospedale privato convenzionato, ma il restante 20% viene liquidato alla dimostrazione del risultato della cura. Serve garantire la continuità dell’assistenza del paziente lungo tutto il percorso medico. Sarà una rivoluzione e, ovviamente con la giusta progressività, si può fare”.
Per Sala “non è mai stato costruito un progetto sociosanitario sui territori. Nelle Ats c’è più burocrazia che dialogo. Il terzo punto di questa riforma prevede infatti il ritorno ai Distretti, punto di riferimento per una dimensione di assistiti più limitata, con luoghi fisici capaci di offrire servizi sanitari di base. Per evitare che l’unico posto per curarsi sia l’ospedale, che deve continuare a prendersi in carico le patologie che richiedono un ricovero”.
“E il Distretto – dichiara Sala – deve essere la realtà dove servizi sanitari e sociali si incontrano. Qui è cruciale costruire anche una precisa assunzione di responsabilità sulle fragilità”.
Un altro punto riguarda i medici di base “che non riescono a fare bene il loro mestiere. A Milano l’età media dei medici di base è di 59 anni e assistono mediamente 1.400 persone. La loro figura in Lombardia è stata sempre più marginalizzata e non sono mai stati coinvolti nei processi di cambiamento. Per questo si sentono avulsi dal sistema. Bisogna investire di più su di loro, sia riducendo il numero medio dei pazienti, sia nella formazione. E poi – sottolinea Sala – bisogna tornare a investire sui Consultori, abbiamo perso negli anni un pezzo importante della nostra sanità territoriale”.

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