Secondo Crisanti con i tamponi rapidi si perdono il 35% positivi
Top

Secondo Crisanti con i tamponi rapidi si perdono il 35% positivi

Lo afferma il professor Andrea Crisanti in collegamento con L'aria che tira su La7.

Andrea Crisanti
Andrea Crisanti
Preroll

globalist Modifica articolo

13 Ottobre 2020 - 10.53


ATF

“Se i tamponi rapidi vengono usati in comunità, come in una scuola o una fabbrica, va benissimo. Se c’è trasmissione virale, riesco ad identificare alcuni positivi ma so che c’è trasmissione e devo approfondire”. Lo afferma il professor Andrea Crisanti in collegamento con L’aria che tira su La7. “Il tampone rapido non è lo strumento per fare sorveglianza e prevenzione. Lascia passare il 30-35% dei casi positivi, li identifica come negativi. Il tampone molecolare, se effettuato in maniera corretta, ha affidabilità elevatissima”, aggiunge. 

“Inghilterra e Germania fanno più tamponi, ma conta il criterio con cui vengono eseguiti. E’ importante che siano inseriti in un sistema di sorveglianza attiva. Noi facciamo 130mila tamponi al giorno, un terzo serve alla sorveglianza del personale sanitario e un terzo alle persone infette. La sorveglianza attiva si riduce a 40mila tamponi, ne servirebbero 100mila. Ogni giorno abbiamo 5mila persone positive in più e diminuisce la quota per i tamponi di sorveglianza”, dice Crisanti. 

Native

Articoli correlati