Strasburgo bacchetta l'Italia: "Troppi casi di violenza domestica senza conseguenze penali"
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Strasburgo bacchetta l'Italia: "Troppi casi di violenza domestica senza conseguenze penali"

Lo si legge nella decisione dell'organo esecutivo di Strasburgo che ha esaminato le informazioni fornite dal governo italiano per rimediare alle carenze che hanno condotto alla condanna di Andrei Talpis

Corte di Strasburgo
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2 Ottobre 2020 - 12.21


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Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa si è detto preoccupato per il tasso elevato di processi per violenza domestica che si risolvono con un ‘non luogo a procedere’ nel nostro paese. Lo si legge nella decisione dell’organo esecutivo di Strasburgo che ha esaminato le informazioni fornite dal governo italiano per rimediare alle carenze che hanno condotto alla condanna del Paese nel 2017 nel caso Talpis.
All’epoca, i giudici di Strasburgo stabilirono che, nonostante le ripetute denunce della signora Talpis, le autorità non avevano preso le misure necessarie a proteggerla dalla violenza del marito e che questo aveva favorito un aumento dell’aggressività sfociato nel tentato omicidio della donna e nell’omicidio del figlio adottivo.
La Corte d’Assise d’Appello di Venezia aveva condannato a 20 anni di reclusione Andrei Talpis, che il 26 novembre 2013 a Remanzacco (Udine) colpì a morte con un coltello da cucina il figlio adottivo Ion. Quella notte il muratore era tornato a casa ubriaco e aveva avuto un alterco con la moglie. Ion era intervenuto in difesa della madre ed era rimasto colpito mortalmente.
La sentenza è stata emessa al termine del processo d’Appello bis celebrato dopo che la Corte di Cassazione aveva accolto il ricorso presentato dall’avvocato della difesa Roberto Mete e annullato la condanna all’ergastolo pronunciata dal gup del tribunale di Udine nel 2015 e confermata dalla Corte d’assise d’appello di Trieste nel 2016. La Cassazione aveva accolto il motivo di impugnazione proposto dalla difesa per cui l’uccisione del figlio adottivo, a rigor di codice, non prevedeva la pena massima. L’assenza del legame di sangue, secondo i giudici, eliminava di fatto l’aggravante che aveva portato alla condanna dell’ergastolo.
La Cassazione aveva quindi rinviato il processo alla Corte d’Assise d’Appello di Venezia, chiamata solo a rideterminare la pena secondo i parametri esposti dalla Cassazione senza entrare nel merito della vicenda. L’avvocato Samantha Zuccato, legale della moglie parte civile, aveva sollevato una questione di legittimità costituzionale censurando la disparità di trattamento tra figli naturali e figli adottivi prevista dal codice penale. Ma la Corte non ha preso in considerazione la questione.
Il comitato dei ministri della Corte di Strasburgo, pur esprimendo “soddisfazione per gli sforzi continui delle autorità, che dimostrano la volontà di prevenire e combattere la violenza domestica e la discriminazione di genere”, chiedono al governo di attuare una serie di misure e fornire entro marzo informazioni su quanto fatto ma anche dati statistici.
In particolare Strasburgo chiede che l’Italia “crei rapidamente un sistema completo di raccolta dati sugli ordini di protezione e fornisca anche dati statistici sul numero di domande ricevute, i tempi medi di risposta delle autorità, il numero di ordini effettivamente attuati”. Inoltre il governo dovrà fornire informazioni sulle misure prese, o che intende prendere, per garantire che le autorità competenti attuino una valutazione e gestione adeguata ed effettiva dei rischi legati al ripetersi e aggravarsi degli atti di violenza domestica e quindi dei bisogni di protezione delle vittime.

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