Minacce di morte all'avvocato dei fratelli Bianchi, Sabella: "Indegno di un paese civile"
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Minacce di morte all'avvocato dei fratelli Bianchi, Sabella: "Indegno di un paese civile"

L'ex pm antimafia: "Quella dell'avvocato è una delle professioni più nobili al mondo e merita rispetto, e anche i criminali peggiori hanno diritto alla difesa"

Gabriele e Marco Bianchi
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10 Settembre 2020 - 14.51


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Alfonso Sabella, ex pm antimafia, si è visto indignato dalle minacce all’avvocato Massimiliano Pica, difensore dei due fratelli Gabriele e Marco Bianchi accusati dall’assassinio di Willy Monteiro: “Quella dell’avvocato è una delle professioni più nobili al mondo e merita rispetto, e anche i criminali peggiori hanno diritto alla difesa. E indegno di un paese civile assistere alle minacce verso chi fa solo e giustamente il suo lavoro. Mutatis mutandis, si tratta dello stesso clima di violenza che ha determinato la morte di Willy, sul piano concettuale non c’è differenza. E la sopraffazione dell’uno sull’altro con la violenza, con le minacce, che è poi quello che ha portato alla morte del povero Willy”.
“Fra l’altro – aggiunge Sabella – sono minacce rivolte a un avvocato innocente, com’era innocente Willy, che fa solo il suo lavoro. Dunque, ribadisco, mutatis mutandis, e da mutare c’è molto, concettualmente non c’è una grande differenza fra chi minaccia gli avvocati e chi ha determinato la morte di Willy”.
Sabella ha parlato anche di Luca Bizzarri, che è stato minacciato per aver scritto che occorre capire da dove ha origine certa violenza e ricordato che la presunzione d’innocenza e il garantismo sono scritti nella costituzione, Sabella afferma: “Nel corso della mia vita mi sono confrontato con crimini orrendi, ho visto dei criminali peggiori, molto peggiori, di questi balordi che hanno ucciso Willy, ma nonostante ciò avevano tutti i diritti del mondo, ed è giusto così. Perché noi siamo diversi dai criminali, e proprio per marcare questa differenza noi concediamo ai criminali, che sono “non colpevoli” fino a sentenza definitiva, i loro diritti. E l’applicazione delle regole di un Paese civile qual è il nostro, e ringraziamo Dio di vivere in un Paese così”.
Poi Sabella conclude: “Se non applichiamo queste regole di civiltà, queste regole dettate dal diritto naturale, noi diventiamo uguali agli assassini, perché agiamo di pancia, d’istinto, e invece no, lo Stato deve agire razionalmente e nel rispetto delle regole, e le regole sono queste. Se non piacciono, si esca dal consorzio civile e ci si metta a fare i delinquenti”.

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