Da Cucchi a Piacenza (e non solo) io vedo un marchio nero e una deriva
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Da Cucchi a Piacenza (e non solo) io vedo un marchio nero e una deriva

Con tutto il rispetto per agenti e militari che fanno ottimamente il loro lavoro, è il caso di pensare a una riforma dei Carabinieri. Anche per capire chi sono quelli che in caso di pericolo dovrebbero tutelarci.

I carabinieri di Piacenza
I carabinieri di Piacenza
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26 Luglio 2020 - 14.56


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Delle vicende giudiziarie che hanno per protagoniste le forze dell’ordine si è detto: dalla Diaz a Cucchi, dalla Mollicone alle violenze nelle caserme di Aulla e Albiano, dallo stupro di Firenze ai danni di due ragazze americane fino allo schifo di Piacenza. E’ interessante notare, altresì, che dietro l’uso del potere, in questi casi (per arricchirsi, violare, spacciare, ammazzare) c’è un disprezzo non solo delle divise ma dei cardini dello Stato di diritto e dei principi di questa nostra vituperata Repubblica. Ovvero dietro tutto questo, a me sembra, ci sia un timbro, un marchio nero, una deriva.
Esempi.
– Il carabiniere “infedele”, Montella si fa assistere da un avvocato che milita in Forza Nuova.
– Alla commissariato dell’Esquilino, Roma, spunta la bandiera di CasaPound (23 luglio 2020)
– Era già accaduto a Firenze, nel 2017, ufficio dei carabinieri Baldissera, in cui hanno sede il sesto battaglione dell’Arma ma anche il comando regionale: una bella bandiera del Secondo Reich usata dall’ultradestra (sia a Firenze che a Roma la scusa è che si tratta di cimeli raccolti durante le manifestazioni)
– Ad Aulla due carabinieri accusati di violenze contro detenuti migranti inneggiano al fascismo, dicono che il Codice Penale contro “i pezzi di merda marocchini” non basta.
– In Val di Susa un carabiniere ostenta una foto di Mussolini sulla scrivania della caserma. Viene “punito” con un giorno di consegna.

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Ora una prova è semplice casualità, però più prove fanno statistica. Forse, con tutto il massimo rispetto per agenti e militari che fanno ottimamente il loro lavoro, è il caso di pensare a una riforma almeno del Corpo dei Carabinieri.

Anche per capire chi sono gli interlocutori che in caso di pericolo dovrebbero tutelarci.

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