Un’altra coppia gay picchiata a La Spezia: potevo essere io e sono stufo di vivere in un Paese che mi odia
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Un’altra coppia gay picchiata a La Spezia: potevo essere io e sono stufo di vivere in un Paese che mi odia

La coppia di trentenni, residenti a Bologna, era in attesa del treno quando è stata aggredita da un gruppo di coetanei.

Omofobia
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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

3 Luglio 2020 - 15.35


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Ieri sera ero per strada e ho preso la mano al mio fidanzato. Poi, quando l’ho salutato, l’ho baciato.

Ieri sera, per aver fatto esattamente la stessa cosa, due ragazzi di 30 anni sono stati aggrediti da un branco alla stazione di Vernazza (La Spezia), alle Cinque Terre.

Potevo essere io, e sono veramente stanco di vivere in un paese del genere. Voglio potermi difendere, voglio vedere questi omofobi maledetti, questi picchiatori, questi criminali marcire in galera. Voglio che chi mi urla ‘frocio’, ‘ricchione’ e compagnia bella finisca col pagarmi una multa salata che forse gli farà passare la voglia.

Voglio tenere per mano il mio fidanzato senza dovermi guardare intorno per assicurarmi che nessuno mi stia guardando male. Voglio la libertà di vivere la mia vita senza che qualche Pillon di turno mi dica che sto traumatizzando i bambini. Voglio pensare di poter avere una famiglia senza che qualche coppia eterosessuale che magari picchia i suoi figli mi venga a dire che sono contronatura.

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Voglio che la Destra italiana la smetta di dire idiozie e riconosca che la comunità Lgbtqui+ è sotto attacco: solo questa settimana ci sono state due aggressioni. Non è possibile leggere commenti di emeriti imbecilli che sostengono che si tratti di ‘un’esagerazione’.

Voglio che vi vergognate, voglio che vi sentiate come le nullità che siete. Voglio vivere in un Paese che mi protegge perché lavoro, pago le tasse e non ho nulla, nulla di sbagliato. Voglio che il 27 luglio venga approvata la legge contro l’omo-lesbo-bi-transfobia e se così non sarà voglio che questa Italia venga messa a ferro e fuoco da una comunità che non può continuare a subire in silenzio.

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