Diede del 'mascalzone' a Salvini e il giudice lo assolve: non è diffamazione
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Diede del 'mascalzone' a Salvini e il giudice lo assolve: non è diffamazione

Capitan Nutella aveva chiesto un risarcimento di 80 mila euro all'ex l'ex consigliere comunale del Pd di Rovereto Paolo Mirandola

Salvini citofono
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8 Febbraio 2020 - 10.38


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Si può criticare anche pesantemente Capitan Nutella? Certo che si può: il giudice di pace di Rovereto, in Trentino, ha assolto l’ex consigliere comunale del Pd, Paolo Mirandola, dall’accusa di aver diffamato Matteo Salvini.
Il segretario della Lega, difeso dall’avvocato Claudia Eccher, che ricorrerà in appello, aveva chiesto 80.000 euro di risarcimento.
I fatti risalgono al marzo 2015, quando, nel corso di un movimentato consiglio comunale a Rovereto, Mirandola rispose ad un consigliere della Lega: “Non vedi quello che ho scritto sulla mia cravatta? Salvini in galera, Salvini un mascalzone, un delinquente abituale per tendenza, ha radunato in piazza del Popolo il peggio del Paese”.
Il consigliere del Pd aveva quindi aggiunto le parole “Salvini in galera”.
Le motivazioni saranno depositate entro 15 giorni ma il giudice potrebbe aver ritenuto le parole di Mirandola non diffamatorie dato il contesto, sopra le righe, della seduta consigliare.
Accuse politiche in un contesto politico, quindi. Ma i legali del signore che mette alla gogna social i suoi avversari politici l’hanno presa malissimo: “La pronuncia confonde il piano della politica con quello del diritto, facendo cadere per Salvini la difesa all’onorabilità personale. Salvini ha meno diritti degli altri. Gli insulti, se diretti a Salvini, per il giudice di pace di Rovereto non sono reato: così si legittima la violenza, verbale e non solo”, ha detto l’avvocata difensore di Salvini, Claudia Eccher, ai quotidiani l’Adige e Trentino.
Magari l’avvocata potrebbero chiedere a Salvini stesso come si legittima la violenza verbale.

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