La giunta di destra rifiuta di commemorare l'eccidio nazi-fascista di Brisighella
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La giunta di destra rifiuta di commemorare l'eccidio nazi-fascista di Brisighella

Nel comune in provincia di Ravenna un'offesa alla memoria dei martiri per la libertà. La protesta dell'Anpi.

Eccidio di Brisighella
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8 Agosto 2019 - 15.43


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Sono fascisti nell’animo e sempre più cercano di nascondere i crimini del fascismo: a Brisighella (Ravenna) è polemica nei confronti della nuova amministrazione di centrodestra.
Dopo aver negato al Pd il piazzale della stazione per fare la festa dell’Unità, il Comune guidato da Massimiliano Pederzoli non si è presentato alla commemorazione dell’eccidio nazifascista dei martiri di Casale.
Di “gravissimo sgarbo simbolico e istituzionale” parla infatti una nota firmata dalla presidenza e dal direttivo dell’Anpi di Brisighella.
“L’eclissi degli attuali amministratori di Brisighella – si legge – è stata una grave offesa sul piano civico, etico e politico nei confronti delle vittime, dei testimoni, dei residenti di oggi, dei nostri concittadini tutti”.
Quanto alla festa dell’Unità, il Comune ha “negato l’utilizzo del piazzale della stazione per la classica festa dell’Unità di Brisighella”, come informa il Pd locale. Ma i “democratici brisighellesi hanno trovato un’altra soluzione in un’area privata “presso il parco delle terme”, dove la festa si svolgerà dal 9 al 16 agosto.

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La storia dell’eccidio

Il 4 agosto 1944, all’imbrunire, cinque giovani prelevati il giorno prima dal carcere delle Ss di Forlì vennero fucilati a Casale di Brisighella, ai margini della statale “Brisighellese”, come rappresaglia a un’azione partigiana contro i tedeschi invasori. I tedeschi del plotone di esecuzione e i fascisti che li guidarono costrinsero poi la popolazione del luogo, donne e minori compresi, a scavalcare i cadaveri come ulteriore orribile monito a chi dava sostegno alla Resistenza.
I corpi furono gettati in una fossa comune e della strage col passare degli anni si perse la memoria. Le ricerche dell’Anpi e la pubblicazione di un libro (“L’eccidio dei martiri senza nome” di Claudio Visani, edito da Pendragon) hanno riacceso la luce su quell’eccidio, ricostruendo l’incredibile e sconosciuta sequenza dei fatti che portò alla fucilazione di quei cinque disgraziati che non c’entravano nulla con l’attentato partigiano e consentendo di ricostruire l’identità e le storie di due delle cinque vittime: Gino Carnaccini, 25 anni di Forlì e Amilcare Piancaldini, 36 anni di Prato.
Sulla base di quel lavoro, il 5 agosto 2017 è stata inaugurata a Casale, in un terreno adiacente la Chiesa Parrocchiale, poco distante dal luogo dell’eccidio, una stele realizzata dall’artista Mirta Carroli e si è svolta la prima commemorazione ufficiale.

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