Miriam Ayaba vive a Milano e sta insieme a un ragazzo veneto di origine nigeriana e su Instagram ha fornito una triste testimonianza di razzismo italiano, in risposta a gente come Beppe Grillo che sostiene che il razzismo è un’invenzione mediatica: “Sono triste e indignata” dice Miriam, per poi raccontare tramite le sue storie di Instagram che il padre, Antonio Di Criscio, ha scritto su Facebook un post in cui si diceva molto preoccupato per la situazione che la figlia e il ragazzo vivono ogni giorno a Milano.
Il post è il seguente:
“Questa è mia figlia con il suo fidanzato. Il ragazzo di mia figlia è Veneto. E’ un ragazzo gentile, ha un lavoro, paga le tasse, non butta le carte in terra, cede il posto alle vecchiette in metro. Vivono a Milano, la città più “cosmopolita” d’Italia. Non passa giorno che non subiscano un episodio sgradevole. Le ultime settimane sono state un crescendo, ad iniziare dalle forze dell’ordine (non tutti naturalmente, solo alcuni sfigati che indegnamente portano la divisa) che lo apostrofano con il “tu”, lo trattano con confidenza, un uomo di 30 anni. Per non parlare di alcuni che, mentre cammini per strada, ti passano vicino e ti sussurrano “sporco negro”. Immagina tu di uscire per le tue normali faccende, e, quasi ogni giorno, qualcuno ti avvicina e ti sussurra che sei uno stronzo, che sei indesiderato, e tu magari stai semplicemente andando a pagare una bolletta alla posta. Come ti sentiresti? Io mi sento oppresso da tutto ciò. Ed ho paura. Vivo a Napoli. Anche qui qualche sacca di intolleranza, dovuta più che altro a problemi gestionali, in alcuni quartieri troppa concentrazione di irregolari e di irregolarità. A parte quello Napoli è ancora un luogo in cui, se sei nero, puoi camminare per strada e sentirti “uno dei tanti”. Se anche Napoli “cadrà”, andrò via, non voglio vivere così. Sono attonito, mi sento assediato da questa massa di persone che devono essere molto infelici e frustrate per avere una rabbia verso il nero, il terrone, verso chiunque. Ci si sente impotenti, si può solo bilanciare questo orrore uscendo la mattina con il proposito di essere gentili il più possibile con tutti. E sperare che tutto ciò passi presto”.
Miriam racconta poi che il post del padre è stato bersagliato di commenti razzisti e in molti casi anche sessisti: “Le priorità politiche della sinistra sono rivolte agli extracomunitari, è un affronto al popolo italiano”; “Gli italiani non sono razzisti, sono stufi dell’invasione”; “Di extracomunitari del genere se ne trova uno su un milione, gli altri vogliono solo delinquere e rubare”; “Sono stronzate buoniste, mai visto un veneto coi lineamenti africani”; “non è che siccome sei nato in Italia sei italiano, se sei nero rimani comunque africano”; “Mi so rotto il cazzo di queste integrazioni a priori”; “Le donne sono sporche si sesso vicino a questi ragazzi di colore”.
Non è finita qui: Miriam ha poi chiesto, tramite un sondaggio, quante persone hanno subito episodi di razzismo in Italia e la risposta è sconcertante: gente nata e cresciuta in Italia (e che, a giudicare dai commenti, scrive meglio in italiano di tanti altri) insultata per il colore della pelle, perché porta il velo, perché parla una lingua diversa.
Caro Beppe Grillo, questa è la migliore risposta alla tua provocazione. Questa e le 250mila persone che hanno sfilato ieri a Milano, il doppio di quelle che hanno salvato Salvini sulla tu preziosa piattaforma Rousseau.