Salvini ancora duro con i deboli: le navi italiane con i migranti bloccate a Pozzallo
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Salvini ancora duro con i deboli: le navi italiane con i migranti bloccate a Pozzallo

Le imbarcazioni della Gdf e Frontex ferme fuori dal porto in nome della 'sceneggiata muscolare' del ministro di Polizia

Migranti a bordo della nave
Migranti a bordo della nave
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15 Luglio 2018 - 08.21


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Un nuovo giorno, un nuovo balletto sull’ennesima nave bloccata a largo delle coste italiane: si tratta ancora della Protector di Frontex e del pattugliatore Monte Sperone, fermi al largo di Ragusa con a bordo 450 migranti tra cui molti minorenni. Nessun porto italiano ha ancora dato autorizzazione allo sbarco e dalle pagine del Corriere della Sera il ministro Salvini tuona a difesa della sua politica anti-immigrazione:

“Sono al Viminale da un mese e mezzo e sono sbarcate 3.716 persone. Nello stesso periodo dell’anno scorso erano state 31.421”, esordisce il leader della Lega, per poi passare a parlare ancora della nave Diciotti: “”Le violenze a bordo non sono tollerabili. Per questo avevo chiesto l’immediato accertamento delle responsabilità e ieri sono scattati i fermi”. 

Peccato che, come emerge dalle testimonianze dell’equipaggio e degli stessi migranti della Vos Thalassa, i presunti “dirottatori violenti” non siano mai esistiti. Anzi, i “disordini” erano nati dalla paura dei migranti di essere riportati in Libia, paura che ha fatto in fretta a trasformarsi in panico di 67 persone non armate e debilitate da giorni in mare. Tanto che l’episodio non è durato più di dieci minuti. Ma l’arresto Salvini lo ha ottenuto. Poco importa se le cose non siano andate come dice lui, chi segue ciecamente lo sbraitare del ministro sente solo ciò che vuole sentire. 

Leggi anche:  Migranti, assolto l'equipaggio della nave Iuventa: l'accusa era di favoreggiamento all'immigrazione clandestina

Sul fronte espulsioni e rimpatri, Salvini illustra poi il nuovo piano del Viminale: “L’obiettivo a medio termine è aumentare i rimpatri volontari assistiti, tanto che il 16 luglio sarà sottoscritto con la Commissione europea il primo progetto da 6 milioni. A breve ne seguiranno altri tre. Proprio per moltiplicare le espulsioni e bloccare le partenze (e quindi evitare i morti in mare) abbiamo un piano di aiuti. In particolare per la Libia”.

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