Ucciso ma non cancellato dalla storia. Si chiamava Piersanti (Mattarella)
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Ucciso ma non cancellato dalla storia. Si chiamava Piersanti (Mattarella)

Il 2+1 del rinato Bagaglino della parola cambiamento fanno abuso quotidiano. Pensano che si possa usare quella parola per far sparire i valori. Come quelli del 'congiunto'

Sergio Mattarella soccorre il fratello Piersanti ucciso dalla mafia
Sergio Mattarella soccorre il fratello Piersanti ucciso dalla mafia
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

6 Giugno 2018 - 19.27


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Sono passati solo pochi giorni, ma già adesso dobbiamo smetterla di pensare che le cose dette in questi giorni dal duo Salvini-Di Maio e dal loro piccolo corazziere siano gaffe. L’ultima presunta gaffe l’ha fatta oggi il professor Conte. Piccolo corazziere così come lo rappresentava, a metà degli anni Cinquanta, il bravissimo, piccolo Renato Rascel. I corazzieri, quelli veri, stanno ai lati dell’autorità, gli fanno cornice, il piccolo corazziere Conte sta in mezzo, tra l’uno e l’altro di quelli che sulla carta sarebbero i suoi vice. Il piccolo corazziere di Palazzo Chigi oggi ha pensato di rendere omaggio al Capo dello Stato, di solidarizzare col presidente Sergio Mattarella per le cose oscene dette su di lui ( da pentastellati e leghisti ) e sul fratello ucciso dalla mafia il giorno dell’Epifania del 1980, a Palermo. Il piccolo corazziere di Di Maio e Salvini in Aula, alla Camera, ha così esordito: “Voglio fare un ringraziamento a Sergio Mattarella… Una delle cose che più mi ha addolorato nei giorni scorsi è stato l’attacco sui social alla memoria di un suo congiunto e questa è una cosa che mi è dispiaciuta”.
Congiunto, sì ha detto congiunto, come potrebbe fare il più retrò degli impiegati di un ufficio dell’Anagrafe. Il “congiunto” del Capo dello Stato – come gli ha ricordato Del Rio –  fu ucciso quando aveva 44 anni. Presidente della Regione, aveva pensato una Sicilia diversa in una Italia diversa. E per una Sicilia diversa si era speso sapendo che il cambiamento che aveva avviato gli avrebbe potuto portare via la vita. Cambiamento. Parola allora rischiosa, oggi facile slogan nella bocca di chi non ha alcuna dimestichezza con la grammatica, con la storia e con i conti più banali, quelli che un tempo si insegnavano con l’Educazione domestica. Piersanti Mattarella non solo pensava al cambiamento delle cose, lavorava concretamente ogni giorno per trasformare in fatti quella parola così in uso oggi- a sproposito – nella bocca dei vice  e dello stesso piccolo corazziere. Piersanti Mattarella si era intestardito a cambiare le cose per costruire una Sicilia nel segno della legalità e contro la mafia.
Il 2+1 del rinato Bagaglino della parola cambiamento fanno abuso quotidiano. Pensano che si possa usare quella parola così pregna di significati anche per segnare i passi indietro che vorrebbero imporre al nostro Paese, cancellando la scala di valori che tanti, e tra questi Piersanti, ci hanno lasciato in eredità. Valori civili, laici e cristiani, come la solidarietà e l’accoglienza. Valori anche politici che nel nostro Paese si sono sintetizzati in esperienze straordinarie e progetti, guardati come sovversivi.

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Piersanti Mattarella a Palermo, Aldo Moro a Roma. Il primo considerato erede del secondo. Il primo e il secondo cancellati dalla storia, non a caso l’uno e l’altro uccisi. Mafia, terrorismo e tant’altro, quel mix criminale e opaco – si dice in questi casi – mix che scende in campo al momento giusto per firmare pagine più nere della storia della Repubblica. 
“Si chiamava Piersanti…”, ha ricordato, disgustato Del Rio dai banchi dell’opposizione al piccolo corazziere. Non ci è dato di conoscere la reazione del Capo dello Stato. La si può immaginare.

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