Girgenti Acque, l'intrigo di corruzione tra massoneria e favori politici
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Girgenti Acque, l'intrigo di corruzione tra massoneria e favori politici

Dopo la rimozione del prefetto di Agrigento, riemergono vecchie testimonianze sulla malagestione della società idrica e fognaria di Agrigento

La sede di Girgenti Acque
La sede di Girgenti Acque
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20 Gennaio 2018 - 11.56


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“Tutte le persone che lavorano a Girgenti Acque sono costrette a votare Forza Italia, o meglio l’onorevole Riccardo Gallo”. Tuzzolino, architetto, è il collaboratore che più recentemente si è dimostrato profondo conoscitore del sistema corrotto di potere che domina Agrigento e provincia, e che da Agrigento si estende in tutta l’Isola. Con tentacoli che, per le dimensioni degli affari, arrivano a Roma. Come ricorda oggi Il Giornale di Sicilia, Tuzzolino (le cui dichiarazioni hanno trovato spazio su Globalist), prima dell’arresto frequentava ambienti importanti della politica e delle professioni, raccontando anche del ruolo di appartenenze massoniche, quelle che non chiedono il certificato antimafia. Lo scorso 13 febbraio, Tuzzolino aveva descritto il potere imprenditoriale che gestiva il servizio idrico ad Agrigento. Riccardo Gallo, secondo quanto ha riferito Tuzzolino, usava “Girgenti acque come bacino di voti. Nel 2011 e nel 2012 – aggiunge il collaboratore di giustizia – Marco Campione (il presidente di Girgenti Acque) si incontrava la mattina, anche due o tre volte a settimana, con Riccardo Gallo”. Tuzzolino aggiunge “di avere assistito personalmente ai colloqui in cui si parlava di assunzioni. Riccardo Gallo si presentava con una lista di nomi”. Ed era un ordine.

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“Ricordo una volta – racconta Tuzzolino – fece assumere una famiglia intera di ‘panellari’ che gli portavano una cinquantina di voti.

“Poi anche un ragazzo per bene, sui quarantacinque anni, figlio di uno storico boss di Favara. Il giovane era geometra e lo hanno messo alla gestione contabile”. Il collaboratore di giustizia racconta anche del presidente della Provincia, Eugenio D’Orsi ( uno degli indagati ). “Non c’entra Riccardo Gallo qua, c’era un rapporto diretto fra Campione e D’Orsi. Campione, per evitare controlli sul servizio idrico, secondo Tuzzolino faceva regali di varia natura. Non so se sono proprio corruttele ma diede, ad esempio, 2 mila euro al figlio di D’Orsi per aiutarlo a comprare una Mercedes”, e ancora: “Poi – aggiunge il collaboratore – ha assunto la fidanzata del figlio. D’Orsi era presidente dell’Ato, quindi a lui serviva perché poteva contestare l’operato di Girgenti Acque e quindi se l’è portato con sé, assumendo e facendo regali. Gliene fece una per una villetta che ha a Palma”.

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Nel frattempo da Agrigento fa le valigie il prefetto Diomede la cui carriera è stata fortemente legata alla Città dei templi e ad Alfano.Diomede ha consegnato al ministro Minniti il suo ultimo atto: “sono estraneo alle accuse – ha scritto Diomede – ma mi rendo conto che un prefetto della Repubblica accusato di associazione per delinquere, truffa, corruzione, non è spendibile nel ruolo istituzionale. E Agrigento merita un prefetto senza ombre”.“

 

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