I giochi di potere dietro il controllo dell'acqua ad Agrigento
Top

I giochi di potere dietro il controllo dell'acqua ad Agrigento

Il giovane senza arte ne parte era Riccardo Gallo, ora uno dei politici siciliani più potenti, il più "deciso" ad Agrigento, dove non si muove foglia che Riccardo non voglia.

Girgenti Acque
Girgenti Acque
Preroll

Onofrio Dispenza Modifica articolo

2 Febbraio 2018 - 13.42


ATF
Prima d’essere fiondato in politica da uno sponsor di peso, era solo un bel ragazzotto senza arte ne parte. E con un’ombra pesantissima addosso, il sospetto d’aver partecipato ad un omicidio. Responsabilità – diciamo subito – cancellata da un’archiviazione. Ad accusarlo era stato un amico, Daniele Sciabica, del clan del capomafia di Agrigento, Giacomelli. Aveva raccontato che nel gruppo di fuoco che per ordine di Grassonelli aveva eliminato Pietro Gambino, c’era anche lui, l’amico che poi sarebbe entrato in politica. Eravamo a metà degli anni Ottanta, e ad Agrigento e dintorni si sparava. Resta da capire perchè il killer pentito abbia fatto quel nome. Archiviazione a parte, per far dimenticare quella storia il giovane chiamato in causa dall’amico killer, ci mise di mezzo l’Atlantico e preferì restarsene un po’ in Venezuela, da parenti. Quando tornò, il primo passo in politica fu l’elezione in Consiglio Provinciale, con tanti voti. Era il tempo dell’Udc e gli valse la profonda amicizia con uno dei leader del tempo del partito di Casini, quel Francesco D’Onofrio, già ministro, che a Roma continuava ad avere tutte le porte aperte. Il giovane senza arte ne parte era Riccardo Gallo, ora uno dei politici siciliani più potenti, il più “deciso” ad Agrigento, dove non si muove foglia che Riccardo non voglia. Così lo disegna un informato collaboratore di Giustizia, Giuseppe Tuzzolino, architetto, che prima d’essere arrestato, prima della collaborazione, ha attraversato in lungo e in largo il sistema di potere siciliano. Tuzzolino ha raccontato anche di quella centrale di potere che si è scoperta essere Girgenti Acque, la società rivoltata dall’inchiesta della magistratura e che promette tant’altro. L’architetto collaboratore racconta:”Tutte le persone che lavorano a Girgenti Acque sono costrette a votare Forza Italia, o meglio l’onorevole Riccardo Gallo”. Dopo un’esperienza in Parlamento, Gallo recentemente si era fatto eleggere all’Assemblea Regionale Siciliana. Per Roma, Gallo, incurante della bufera giudiziaria che aveva investito Girgenti Acque, aveva provato a convincere il numero uno della società, Marco Campione – suo fedelissimo – a scendere in campo per un posto in Parlamento. Visti i tempi, scranno prezioso, ma il numero uno di Girgenti Acque ci ha pensato e ha detto no. A Forza Italia Riccardo Gallo ci approdò con uno sponsor d’eccezione, Marcello Dell’Utri. Ad Agrigento si racconta che quando per la prima volta a Berlusconi si parlò di quel giovane in carriera, l’allora Cavaliere avesse al fianco Totò Cuffaro e il fratello Silvio. Si racconta che siano stati loro a dare a Berlusconi un’ulteriore garanzia dell’affidabilità del futuro parlamentare. E con Berlusconi sarebbe rimasto un filo diretto e privilegiato. Prima che finisse in galera, se Dell’Utri veniva ad Agrigento, ad accompagnarlo come un’ombra era sempre lui, Riccardo Gallo. Certo, culturalmente tra il “fine bibliografo” e il giovane Gallo, un abisso. Gallo è conosciuto per una estrema rozzezza di linguaggio, tanto che preferisce non parlare. Le sue campagne elettorali non ricordano un incontro politico, un discorso seppur breve. Parlava e parla poco, ma quando c’era da chiedere era abbastanza deciso. Chiedere era pretendere. In città ricordano le disposizioni affidate, anche in presenza di estranei, a Marco Campione, il boss di Girgenti Acque: “Marco si fa così, e basta!”. E a Marco Campione non restava che rispondere: “Se lo dici tu, Riccardo….”. Rapporto confermato dall’architetto Tuzzolino:” Riccardo Gallo usava Girgenti Acque come bacino di voti…Marco Campione lo incontrava due, tre volte a settimana, al mattino. Ho assistito personalmente ai colloqui – racconta il professionista – in cui si parlava di assunzioni. Riccardo Gallo si presentava con una lista di nomi…”. Al presidente di Girgenti Acque non restava che dare seguito alla “disposizione”.
Il racconto dell’architetto Tuzzolino è una sorta di carotaggio del sistema di potere in Sicilia. Ne coglie composizione e stratificazioni. Nei suoi racconti c’è uno spaccato tale e quale quello che emerge dalle prime fasi dell’inchiesta su Girgenti Acque: politici di calibro, politici locali, professionisti, avvocati e giornalisti. Il suo “diario” ora è un utile passpartout per leggere carte disposte su più tavoli, e che possono portarsi ad unità.
“Riccardo una volta – racconta Tuzzolino, sempre in riferimento a Girgenti Acque – fece assumere un ragazzo per bene, figlio di uno storico boss di Favara…Il giovane – ricorda Tuzzolino – era geometra e lo hanno messo alla gestione contabile…”.
Nel racconto, tanti altri “atti di generosità” di Marco Campione, presidente della società che in un anno bruciava, e continua a bruciare, decine di milioni. Tuzzolino racconta che Campione “faceva regalie di varia natura”, come quando contribuì all’acquisto di una Mercedes per il figlio del presidente della Provincia D’Orsi ( fra gli indagati ). Per non passare per tirchio nel pacchetto – ricostruisce – ci mise anche un contributo per la realizzazione della villetta al mare e l’assunzione della fidanzata del giovane in Mercedes.
Tuzzolino fu arrestato all’inizio di giugno del 2013 per reati commessi all’interno dell’ufficio tecnico di Palma di Montechiaro. patteggiò e fu scarcerato, quindi l’inizio della collaborazione con la magistratura. Nel suo racconto, i tempi vissuti al fianco del suocero, l’architetto Calogero Baldo, ex assessore al Comune di Agrigento, con relazioni importanti in tutta l’Isola. Un fiume in piena: i retroscena dei grandi affari come il fotovoltaico, i patti per la realizzazione dei centri commerciali, i rapporti tra Cosa nostra e Stidda (deviazione della mafia tradizionale ) quelli tra politici ed imprenditori, ed anche del ruolo della massoneria. E naturalmente i legami tra massoneria e mafia in un territorio ( Porto Empedocle-Agrigento-Palma-Favara ) che del rapporto tra logge e clan ha fatto scudo alla latitanza di Giovanni Brusca, ospite in queste contrade. A quest’ultimo proposito, è stato Tuzzolino, massone dichiarato, a riferire di operazioni bancarie ad alto livello, di speculazioni immobiliari all’Est, di un viaggio a Bucarest per pianificare un investimento della massoneria in Romania. Tuzzolino ha parlato anche di una loggia nazionale alla quale aderivano prevalentemente medici. L’intento era di trasferire all’estero i guadagni in nero per farli poi ritornare in Italia con fatturazione di società di comodo. Bucarest doveva divenire una nuova provincia massonica.
A scorrere il racconto di Tuzzolino, il nome dell’onorevole Riccardo Gallo, “deus” di Girgenti Acque è un nome che ritorna. Del parlamentare Tuzzolino dice anche di saperlo vicino ai Servizi. Quindi lo accusa di averlo sconsigliato a “non collaborare con la Giustizia”. In attesa della verità, torna l’idea che Agrigento sia una città destinata a vivere maledettamente il rapporto con l’acqua. Per decenni ha vissuto una sete che Leonardo Sciascia definiva “inverosimile””. Sete che per decenni fu arma crudele per estorcere voti e complici silenzi. “Un bene pubblico tra i più indispensabili – disse Sciascia – è dominio del sopruso, dell’affarismo, del capriccio, della mafia”. Sciascia osservava il tempo vissuto ma sapeva già leggere la maledizione a venire.
Leggi anche:  Pio La Torre e Rosario Di Salvo: la memorie preziosa delle vittime di mafia
Native

Articoli correlati