Duro colpo al clan di Messina Denaro: 11 ordinanze di custodia
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Duro colpo al clan di Messina Denaro: 11 ordinanze di custodia

Sequestrate tre imprese vicine al boss superlatitante che controllavano appalti. La società infiltrata nei lavori delle coop rosse.

Un'immagine del latitante Messina Denaro da giovane e l'ultimo identikit realizzato dalla polizia scientifica
Un'immagine del latitante Messina Denaro da giovane e l'ultimo identikit realizzato dalla polizia scientifica
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20 Dicembre 2016 - 10.28


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Un nuovo colpo al superlatitante Matteo Messina Denaro. Gli uomini della Squadra mobile di Trapani, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, stanno eseguendo 11 misure cautelari e sottoponendo a sequestro tre imprese controllate da Cosa Nostra. L’operazione, denominata in codice “Ermes 2”, infligge un altro duro colpo al clan del superlatitante Matteo Messina Denaro. Secondo gli inquirenti il boss, attraverso le imprese sequestrate, era in grado di condizionare gli appalti nella zona del Trapanese.

Complessivamente sono settanta gli uomini della Polizia di Stato di Trapani, Palermo, Mazara del Vallo e Castelvetrano impegnati nell’operazione. L’indagine ha confermato i saldi contatti tra il clan mafioso di Mazara del Vallo, retto da Vito Gondola, e quello di Castelvetrano e ha svelato gli accordi per spartirsi gli appalti sotto le direttive del latitante Messina Denaro, al quale il Gondola si rivolgeva per dirimere le varie controversie insorte. Le imprese sequestrate erano direttamente controllate dalle famiglie mafiose del trapanese attraverso alcuni prestanome. Mediante queste imprese Cosa Nostra si sarebbe infiltrate, ad esempio, nei lavori per la realizzazione del parco eolico di Mazara del Vallo e nei lavori di ristrutturazione dell’Ospedale.

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Dice il questore di Trapani, Maurizio Agricola: “Le indagini continuano a far emergere imprese riconducibili ai mafiosi, o comunque fagocitate dall’organizzazione criminale, che inquinano il territorio della provincia. Il blitz di questa notte è un ulteriore colpo per la rete che protegge e alimenta Matteo Messina Denaro”. Le indagini, coordinate dalla procuratrice aggiunta Teresa Principato e dai pm Paolo Guido, Carlo Marzella e Gianluca De Leo, hanno svelato anche il ruolo di un rampollo di mafia, Epifanio Agate, il figlio di Mariano, uno dei fedelissimi di Riina e Provenzano. Pure lui è stato arrestato, gestiva due società impegnate nel commercio di pesce. Nelle intercettazioni, gli investigatori della Mobile diretta da Fabrizio Mustaro l’hanno sentito chiamare Messina Denaro “quello di l’ogghiu“, quello dell’olio. Chissà perché questo soprannome. E la caccia continua.
C’è anche un giornalista coinvolto nell’operazione antimafia. Si tratta di Filippo Siragusa, collaboratore del Giornale di Sicilia, che è accusato di intestazione fittizia di beni. Al cronista è stato applicato l’obbligo di dimora. Sul suo profilo Facebook il giornalista tiene la fotografia con il pm Nino Di Matteo e un carabiniere del Gis con il mephisto scattata nel corso di un incontro pubblico che aveva moderato. Proprio di recente, Filippo Siragusa aveva scritto dell’operazione antimafia condotta dai Carabinieri che avevano portato in carcere diversi esponenti dei Cosa nostra. Inoltre, organizzava spesso convegni sull’antimafia con esponenti del mondo delle istituzioni.

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