Storia di Marah, 19 anni, fuggita dalla Siria, morta in mare
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Storia di Marah, 19 anni, fuggita dalla Siria, morta in mare

Il corpo della ragazza di Damasco riposa nel cimitero di Ribera, In Sicilia, di fronte al Mediterraneo. [Onofrio Dispenza]

La piccola Marah
La piccola Marah
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3 Maggio 2016 - 22.34


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di Onofrio Dispenza

 

Il cimitero di Ribera non è distante dal mare. Qualche chilometro. Ma, per sentirlo il mare, meglio chiudere gli occhi e respirare profondamente. Allora si che lo senti, spinto da quel vento di tramontana che lo fa lievitare. E quando smette di sentirsi il mare, arriva il profumo delle fragoline che si coltivano qui attorno. A Ribera c’è uno dei cimiteri che, da queste parti, si apre troppo spesso per accogliere i corpi di chi s’affida al mare per provare a cambiare la vita, lasciandosi alle spalle, a volte la fame, ora la guerra. Marah Asayed è qui dall’agosto del 2014. Che si chiamasse Marah si era capito dal ciondolo della catenina che le era rimasto al collo, dopo il naufragio. Che avesse 19 anni lo si intuiva, lo aveva ricostruito anche il medico legale. Come si fa in questi casi, prima della sepoltura, una foto.

 

Da questa l’ha riconosciuto uno zio, ora in Danimarca. A lui sono arrivati i familiari di un’altra piccola vittima. Marah era partita dalla Libia con la famiglia dello zio,fuggita da Damasco già nel 2012. Dalla Siria, all’asprezza della Libia, in mano ai mercanti che decidono quando puoi imbarcarti e a che prezzo. Nel 2014, quando lo zio di Marah capisce che è tempo di tentare la traversata verso l’Italia, chiama la nipote, le dice di raggiungerli in Libia. Di provare con loro. Marah parte, arriva in Libia.

 

E’ l’ora di imbarcarsi. Sono in cento. Mille dollari a testa. A lei tocca la stiva, seppure la parte intermedia. Quattro ore dopo, finisce come per tanti: quando la salvezza è vicina, la barca si capovolge. Marah scompare tra le onde con una cuginetta. La famiglia Asayed è fatta sbarcare in Sicilia, quindi Salerno. L’allarme per la piccola e per Marah è lanciato. E’ la fine di luglio quando il carico umano lascia la Libia, il 2 agosto quando Marah, con tanti altri, muore. La notizia del riconoscimento è già arrivata a Damasco, dove il lutto è pane quotidiano. I genitori di Marah ora vorrebbero venire qui, a Ribera, a pregare sulla tomba della figlia.

Della ragazza di Damasco è rimasta la collanina e una foto; la foto di lei col volto incorniciato dal velo, che sorride. In una Damasco che non c’è più.

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