Scuola, ecco il vademecum per andare in gita con il compagno autistico
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Scuola, ecco il vademecum per andare in gita con il compagno autistico

Quattro suggerimenti da parte di Lucio Moderato, psicologo che da anni segue la ragazzina di Legnano esclusa dalla gita scolastica.

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22 Aprile 2016 - 15.06


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Vademecum per insegnanti, genitori e alunni per andare in gita con il compagno autistico e viver felici. Lucio Moderato, direttore dei Servizi per l’autismo dell’Istituto Sacra Famiglia e docente all’Università Cattolica di Milano, è lo psicologo che da anni segue la ragazzina di Legnano esclusa dalla gita scolastica a Mauthausen. Sul merito della vicenda (è stato sentito anche dagli ispettori del ministero dell’Istruzione) non vuole entrare, però alcune indicazioni generali le dà volentieri. Del resto è quel che fa sempre più spesso, con corsi sull’autismo per insegnanti e dirigenti scolastici in giro per l’Italia. Quello organizzato dalla Sacra famiglia di Cesano Boscone (ciclo di quattro incontri, l’ultimo si tiene il 28 aprile) è seguito da oltre 450 persone.

“Il primo fattore da tenere in considerazione è che i ragazzi autistici sono molto sensibili alla confusione e ai rumori – spiega -. E non si può dire loro: domani andiamo in gita. Vanno preparati per tempo, altrimenti si sentono disorientati, si spaventano, sono in ansia”. E sulla scelta della meta, non ci sono particolari preclusioni. “Bisogna evitare situazioni o luoghi in cui ci sia troppa confusione. Per esempio, è da evitare Venezia quando c’è troppa gente, come durante il Carnevale”.
Il secondo punto è che “gli insegnanti e gli educatori devono curare la propria formazione”. E le occasioni ci sono. “Purtroppo si tratta di un’offerta frammentata, così come lo sono le risorse a disposizione. Ci vorrebbe una regia, che crei collegamenti tra insegnanti, genitori, esperti”.

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Terzo punto, bisogna creare all’interno delle scuole dei pool di insegnanti ed educatori che sappiano trattare i ragazzi autistici. “Se l’approccio è lo stesso che viene tenuto con altre forme di disabilità si rischia di fare più male che bene”, sottolinea il professor Moderato. Inoltre questo pool avrebbe il compito di parlare con i genitori degli altri studenti, con gli insegnanti che non hanno una preparazione specifica, con gli studenti stessi. “L’autismo non è una malattia. La persona autistica non è pericolosa, ma anzi può essere una ricchezza, perché spesso è dotata anche di grandi capacità intellettive e artistiche. Bisogna però creare un ambiente che lo sappia accogliere”.

Il quarto punto può essere riassunto con una parola: gradualità. “Ogni alunno autistico ha bisogno di più tempo su ogni cosa rispetto agli altri compagni -aggiunge-. Soprattutto nei rapporti sociali: non bisogna pretendere che si integri subito con tutta la classe, per esempio, ma si deve permettergli di avere relazioni con pochi compagni alla volta”. (dp)

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