Morto Gelli, l'uomo della P2 e dei misteri
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Morto Gelli, l'uomo della P2 e dei misteri

Se n'è andato a 96 anni il tessitore della loggia massonica coinvolto nei principali scandali italiani. Era stato ricoverato recentemente in ospedale

Morto Gelli, l'uomo della P2 e dei misteri
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16 Dicembre 2015 - 09.06


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Licio Gelli è morto ieri nella sua casa di Arezzo all’età di 96 anni. Il maestro “venerabile” della P2, la loggia massonica segreta accusata di essere eversiva. E’ nato a Pistoia il 21 aprile 1919, protagonista delle trame più oscure che hanno contrassegnato la storia della Repubblica italiana nell’ultimo mezzo secolo, è stato detenuto in Svizzera e in Francia. E’ morto a villa Wanda dove stava scontando ai domiciliari una condanna a 12 anni per la bancarotta dell’Ambrosiano.

Da due giorni le sue condizioni di salute di Licio Gelli già precarie erano fortemente peggiorate tanto da indurre la moglie Gabriela Vasile a ricoverarlo nella clinica pisana di San Rossore, da dove era stato dimesso alla fine della scorsa settimana perché giudicato ormai in fin di vita.

Gelli lascia la seconda moglie Gabriela (la prima Wanda è scomparsa da tempo) e tre figli Raffaello, Maurizio e Maria Rosa, la quarta figlia Maria Grazia è morta nel 1988 in un incidente stradale.

I funerali si svolgeranno giovedì a Pistoia.

L’ex Pm Colombo: negli elenchi P2 c’erano ministri, magistrati, i vertici dell’allora Corsera. “Io sono convintissimo che se le carte fossero rimaste a Milano noi avremmo scoperto il sistema della corruzione, avremmo scoperto tangentopoli una decina di anni prima rispetto a quello che è successo”. E’ quanto ha dichiarato in un’intervista a RadioRai Gherardo Colombo, l’ex pm che sequestrò gli elenchi della P2 a Castiglion Fibocchi, aggiungendo che “alcune cose che Gelli aveva scritto nel suo piano di rinascita si sono progressivamente nel tempo realizzate”. “Le indagini giudiziarie sono state spostate con grandissima rapidità da Milano a Roma”, ha ricordato Colombo, che ha spiegato che in quegli elenchi “di nomi ce ne erano tanti, c’erano i nomi delle persone di quasi tutti coloro che appartenendo ai servizi di sicurezza avevano depistato le indagini sulle stragi, c’erano i nomi di ministri, di parlamentari, di generali di carabinieri, di magistrati, c’era tutta la linea di comando del Corriere della Sera”. Secondo Colombo, Gelli “conosceva tante cose di tante persone. Noi oltre agli elenchi abbiamo trovato anche 36-37 buste sigillate dallo stesso Gelli e ciascuna delle quali conteneva una notizia di reato”.

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