Caro cittadino arrabbiato, Roma faceva schifo anche prima
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Caro cittadino arrabbiato, Roma faceva schifo anche prima

Lettera aperta al cittadino che si incavola: ma come mai ti sei accorto solo adesso della zozzeria fisica e morale di questa città nelle mani della speculazione?<br>

Caro cittadino arrabbiato, Roma faceva schifo anche prima
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29 Luglio 2015 - 12.41


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di Pietro Manigas

Caro cittadino romano che oggi ululi la tua rabbia, dai retta a me: hai abboccato. Oggi sei esasperato mediaticamente, pronto alla pugna da strada, rivendichi Roma pulita. E ieri mentre ti portavano via diritti, beni comuni, dignità, stavi zitto zitto. A cuccia. Perché non c’erano campagne di stampa contro gli extracomunitari come quando fecero vincere il peggior sindaco mai apparso al Campidoglio, Alemanno. A proposito, ve lo ricordate? Strano che nel periodo del neofascismo al potere, di parentopoli all’Atac, della cementificazione senza limiti, del regime ferreo di mafia capitale, nessuno sentisse il bisogno viscerale di farsi girare le scatole. E Roma dilagava incontrollata di privatizzazioni, di affari lucrosi per pochi a danno di tutti. Faceva schifo qualche anno fa come adesso. Faceva schifo anche se Muccino non se ne accorgeva.

Le radici di questa schifezza sono piantate in un passato di schifezze abilmente mascherate e purtroppo accettate dai cittadini. Imboccati dai soliti noti, che non si sono accorti mai del sistema truffaldino costante, della violenza crescente, della bruttezza. Perché a chi conveniva il sistema non conveniva che ci fosse controllo civile.

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Soprattutto, cittadino caro, non ti sei posto il problema-chiave, quello dell’ingiustizia. Perché, caro ululante, qui mi cadi. Sull’ingiustizia. Ti hanno portato via tutto e non te ne sei accorto. Anche perché i cani da guardia del potere in realtà facevano i cagnetti da compagnia al potere e la politica della democrazia, fatta di maggioranza che governa e opposizione che si oppone, è diventata una pastetta unica nelle mani di un’unica regia affaristica. Così mentre governavano e governano Roma come fosse il loro condominio di affari, costringevano e costringono tramite media il cittadino ignaro a discutere di degrado e di decoro. Ma non sempre. Solo quando serve ad alzare la temperatura.

Degrado e decoro, due inutili chiavi di lettura che non possono servire per capire le mani sulla città. L’intreccio mortale di mafia, carriere politiche, cemento, privatizzazioni a vantaggio del sistema affaristico. E così il cittadino è costretto a scendere in piazza perché i giornali allarmano su questioni di vivibilità secondaria, che discendono tutte dallo stesso fattore: non esiste una politica che faccia vivere le periferie meglio, che abolisca corruzione, clientelismo, favoritismi, diseguaglianze. Non esiste una politica che renda migliore la città e non la metta in ostaggio delle mafie, delle bande della magliana, dei banditi che cavalcano l’onda tra politica e finanza. Non ve ne siete accorti? Non esiste una politica che consideri i cittadini tutti uguali, che abbia il respiro che serve – prima di tutto morale – per dare un governo a questa capitale perduta negli interessi degli affaristi e nel loro sottobosco politico.

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