Nella Torino della Sindone, il Gesù che divide i fedeli e non piace alla polizia
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Nella Torino della Sindone, il Gesù che divide i fedeli e non piace alla polizia

L’uomo è un operatore cinematografico, rimasto disoccupato in seguito alla crisi: da giorni cammina tra i turisti, offrendo abbracci.Su Facebook è già un fenomeno.

Nella Torino della Sindone, il Gesù che divide i fedeli e non piace alla polizia
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14 Maggio 2015 - 14.20


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Il suo nome preferisce non svelarlo, ma in fondo non ha importanza. Più importante, forse, è il fatto che questa storia accada a Torino, una delle città italiane che con più fermezza hanno reagito ai fatti di Charlie Hebdo. A gennaio tutti erano Charlie, qui: in migliaia si riversarono in piazza Castello per celebrare – fiaccola alla mano – la satira come collante di una società laica e secolarizzata. Finché tra gli artisti di strada che ogni giorno popolano quella piazza è comparso Gesù. Da una decina di giorni cammina tra i turisti, ai quali offre abbracci “gratuiti” e parole salvifiche, chiedendo in cambio qualche moneta di tanto in tanto. Sui social network è già un fenomeno; [url”la sua pagina Facebook”]https://www.facebook.com/pages/Jesus-in-Turin/653010141496279?fref=ts[/url], dove appunta gli aneddoti che raccoglie vagando per il centro, ha collezionato quasi 4 mila “like”.

“Gesù” è un autore teatrale, parte del gruppo di artisti che da un anno animano i locali in disuso della Cavallerizza reale. Prima che la crisi lo lasciasse a piedi, lavorava come montatore cinematografico, anche in produzioni di un certo spessore. Ad avvicinarlo, a volte, sono gli stessi pellegrini in visita alla Sindone; e anche a preti e suore la sua presenza non sembra dispiacere più di tanto. “Al contrario, – puntualizza – sono proprio loro a mostrare le reazioni più forti sul piano empatico. Perfino agli anziani di Torino, il cui volto pare sempre fermo in una smorfia di dolore, riesco a strappare dei sorrisi”.

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Gli unici a non gradire, per ora, sembrano gli agenti di pubblica sicurezza; insieme ad alcuni fedeli che, a quanto pare, ne avrebbero chiesto l’intervento. E se la predicazione del Nazareno in Terra santa si concluse nell’arco di una Pasqua ebraica, a Torino “Gesù” è già stato fermato, ammonito e portato in questura almeno cinque volte negli ultimi dieci giorni. “La prima – ricorda – è stata una settimana fa: è bastato sconfinare appena fuori da piazza Castello, forse un po’ troppo vicino alla Sindone. Gli agenti mi hanno ordinato di tornare in piazza, “che tanto lì è già un circo””. Peccato che il giorno dopo un’altra pattuglia sia andata a scovarlo fin lì: “Stavolta erano in tre – continua – e mi hanno letteralmente sovrastato, dicendo che la mia presenza offendeva i fedeli. Io a quel punto ero anche un po’ spaventato”. Il giorno appresso, però, “Gesù” riprende coraggio e decide di tornare dalle parti del Sacro velo. L’episodio è riportato in dettaglio su facebook: “E’ il sesto giorno a Torino – scrive – mi trovo vicino al Duomo, abbraccio persone gratis. La polizia mi controlla per la terza volta. “Ma quale legge sto violando?” chiedo. ”Quella del buon senso”, rispondono. ”Ma non c’è buon senso in tutto ciò. Se vuoi posso abbracciarti”. “Se vuoi ti porto in questura”. “Va bene”.

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Alla fine in questura ce lo portano sul serio, al posto di polizia di Porta Palazzo. La scena ha un che di allegorico: due guardie che scortano un uomo scalzo, barbuto e crinito, vestito con una tunica e uno scialle sul capo. Ad attenderli però non c’è Pilato, ma un commissario che cerca comunque di dissuaderlo dall’idea di spacciarsi ancora per il Messia. “Se insisti – gli spiega – noi ti facciamo un Tso, e tu puoi continuare tranquillamente in un reparto psichiatrico”. Quindi lo lasciano andare, “ma non prima di avermi schedato – precisa – e di avermi raccontato una barzelletta su Giuda Iscariota”. Viene da chiedersi cosa ne penserebbe il vero Messia. E se non ci sia del vero in quell’adagio che lo vedrebbe finire nuovamente giustiziato, qualora decidesse di tornare oggi. “In ogni caso, credo che finirebbe internato per un po’”, sospira il “sosia”.

La storia, volendo, potrebbe concludersi qui; ma c’è una postilla interessante. Quando lo rilasciano, ancora scosso “Gesù” si rifugia tra i banchi del mercato multietnico di Porta palazzo. “In un attimo – scriverà poi su facebook – mi ritrovo nel centro del mercato, all’ora di punta. Circondato da senegalesi che cantano in corteo, per ciò che scoprirò essere un rito di Purificazione. “Sei uno di noi, vai davanti!”, mi dice un ragazzo sorridendo. Si definiscono “muslims”. Musulmani. Li ho trovati molto accoglienti e pieni di vita”. (ams)

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