Il governo italiano è riuscito a ribaltare la storia e ha insignito della medaglia ricordo, nel giorno dedicato alle vittime delle foibe, anche il fascista repubblicino, Paride Mori “in riconoscimento del sacrificio offerto per la Patria”, così come si legge nella motivazione.
L’onorificenza è stata consegnata agli stessi figli di Mori, con una cerimonia ufficiale che si è svolta a Montecitorio il 10 febbraio 2015 alla presenza del sottosegretario Graziano Delrio. La presidente Boldrini, saputo che anche il bersagliere avrebbe ricevuto la medaglia ricordo, ha specificato che non c’entra niente con l’iniziativa e voci di protesta si sono levate soprattutto di Sel e dei partigiani dell’Anpi.
La vicenda (e il falso storico ad essere collegato) è nota: Paride Mori, ufficiale parmense del Battaglione bersaglieri volontari “Benito Mussolini”, un reparto che all’inizio era aggregato alle “Waffen SS” e successivamente inquadrato nell’esercito della Repubblica di Salò che combatté a fianco dei nazisti. L’onorificenza che gli è stata attribuita in realtà è stata istituita per ricordare le vittime delle foibe, ma Mori fu ucciso in uno scontro coi partigiani il 18 febbraio del ‘44 e quindi non avrebbe mai dovuto ricevere la medaglia.
Già alcuni anni fa il nome di Paride Mori era stato al centro di discussioni, quando la giunta di centro sinistra del Comune parmense di Traversetolo, suo paese natale, intitolò una via proprio al repubblichino suscitando l’obiezione e l’indignazione dell’Istituto storico della Resistenza provinciale il quale fece presente il passato imbarazzante dell’ex bersagliere. I figli di Mori hanno hanno trovato però un’altra strada per riabilitare e onorare la figura del padre, passando direttamente alle massime autorità dello Stato in occasione del “Giorno del ricordo” delle vittime delle foibe.
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