Blitz antimafia a Roma: sequestrati due ristoranti
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Blitz antimafia a Roma: sequestrati due ristoranti

L'operazione è scattata questa mattina, al termine di prolungate indagini

Blitz antimafia a Roma: sequestrati due ristoranti
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12 Marzo 2015 - 10.27


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Blitz dell’antimafia nella Capitale in zona Pantheon. Sequestrati dagli uomini della Dia due noti ristoranti. Nell’operazione è stato arrestato un imprenditore calabrese.

Dieci milioni il valore dei beni sequestrati dalla Dia di Roma. In particolare, si tratta di due ristoranti molto noti del Pantheon, ”La rotonda” e ”Er faciolaro”, entrambi situati nella centralissima via dei Pastini.

In manette è finito il reale proprietario dei due locali, Salvatore Lania, imprenditore 47enne di Seminara (Reggio Calabria), accusato, in concorso con altri, di intestazione fittizia di beni.

L’operazione è scattata questa mattina, al termine di prolungate indagini, su provvedimento del gip di Roma. Sono in corso perquisizioni nei confronti di tutti gli indagati, tra i quali familiari e dipendenti di Lania.

Coldiretti: 5mila ristoranti nelle mani della criminalità – “Sono almeno 5.000 i locali della ristorazione nelle mani della mafia and company nel nostro Paese che approfitta della crisi economica per penetrare in modo sempre più massiccio e capillare nell’economia legale”. È quanto ha rilevato la Coldiretti in relazione al blitz di questa mattina, “a conferma del fatto che quello della ristorazione per le organizzazioni criminali e’ uno dei settori maggiormente appetibili”.

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Dai campi alla tavola le agromafie – sottolinea la Coldiretti – fatturano in Italia un importo di 15,4 miliardi in crescita del 10% in un anno “perché si tratta di attivita’ appetibili anche in tempi di crisi perché del cibo si ha comunque bisogno e perché consentono di infiltrarsi nel cuore della societa’”. La criminalità organizzata “in alcuni casi possiede addirittura franchising, forti dei capitali assicurati dai traffici illeciti collaterali”.

Attività che aprono in breve tempo decine di filiali in diversi paesi del mondo, come è emerso dal terzo Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes, e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. Vi sono attività “pulite” che si affiancano a quelle “sporche”, avvalendosi degli introiti delle seconde, “assicurandosi così la possibilità di sopravvivere anche agli incerti del mercato ed alle congiunture economiche sfavorevoli, ma anche di contare su un vantaggio rispetto alla concorrenza, la disponibilità di liquidità, e di espandere gli affari”.

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