Missili serbi a Kiev?
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Missili serbi a Kiev?

La presidente del DSS di ritorno da Mosca lancia un allarme: la Serbia sta fornendo agli Emirati sistemi missilistici che potrebbero poi essere ceduti in segreto a Poroshenko

Missili serbi  a Kiev?
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redazione Modifica articolo

4 Marzo 2015 - 09.42


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L’allarme per il momento è basato essenzialmente su una certa preoccupazione russa e su una serie davvero strana di coincidenze però Sanda Raskovic Ivic, presidentessa del Partito democratico serbo (DSS) al ritorno da un viaggio a Mosca lo lancia, chiedendo spiegazioni al governo. “I miei interlocutori russi hanno mostrato allarme per una serie di strane cose che si sono verificate negli ultimi tempi: anzitutto, la ricomparsa di Tony Blair a Belgrado, poi il viaggio del nostro ministro della Difesa ad Abu Dhabi ed infine le notizie sul progredire dell’accordo fra Serbia ed Emirati per la fornitura di moderni sistemi missistici”. Per dirla schietta, la Russia teme che da questo strano incrocio di contratti e influenze possa nascere una “triangolazione” di nuovo genere e che fra breve le forze armate di Kiev possano essere dotate dagli arabi di sistemi missilistici made in Serbia. Non a caso, appena una settimana fa la “gaffe” di un consigliere del presidente Poroshenko ha fatto scoprire l’accordo stretto da Ucraina ed Emirati Arabi Uniti per ottenere forniture militari.

La signora Raskovic ha appena ottenuto dalla Russia un “endorsement” di grande valore: “A Mosca ci riconoscono come i loro veri interlocutori al centro dei Balcani – spiega in una conferenza stampa- e presto questi contatti sfoceranno in importanti iniziative come quella appena concordata con l’Unione Euroasiatica, che intende presentare a Belgrado le sue caratteristiche e potenzialità . Nel frattempo, però ,vorrei che il governo e l’opinione pubblica si rendano conto dei rischi che stiamo correndo con queste strane attività nel bel mezzo della nuova contrapposizione fra grandi potenze,e soprattutto con la divisione che rischia di colpire anche questo Paese , investito ormai da una sorta di eutofanatismo, mentre è chiaro a tutti che voltare le spalle alla Russia per noi sarebbe un grave rischio politico ed un tradimento morale”.

Sanda Raskovic ed il “DSS” ,val contrario, hanno assunto una posizione piuttosto netta: “Nell’Unione europea non siamo bene accetti e finora inseguendo questo falso obiettivo abbiamo perduto due o trecento milioni di euro all’anno di imposte doganali, abbiamo lasciato che l’industria nazionale venisse distrutta e stiamo perdendo perfino l’opportunità di far entrare le nostre produzioni negli spazi aperti dalle sanzioni economiche importe a Mosca dall’Occidente”, continua l’unica donna che in Serbia guidi una grande formazione politica.

Per questo il “DSS”, che è stato il primo partito a guidare il ritorno alla democrazia dopo l’era Milosevic, oggi si propone come capofila di un risveglio nazionale fondato sulle radici slave e ortodosse, e soprattutto sulla fine delle illusioni circa il ruolo salvifico che dovrebbe esser svolto da un’Europa che nei fatti invece si fa sempre più lontana.

Il mese prossima la signora Raskovic e una delegazione del “DSS” torneranno a Mosca con l’obiettivo di siglare un patto di collaborazione con “Nuova Russia”, il partito di governo. Nel frattempo,fa suonare la sveglia sulla misteriosa vicenda dei missili e sull’ancora più misterioso ruolo di mister Blair: “Neppure ai tempi dell’occupazione hitleriana era accaduto che qualcuno pensasse ad armi armi serbe puntate contro i russi”.

Fonti: Danas, Tanjug
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