Perché la fuga dal Kosovo
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Perché la fuga dal Kosovo

n pochi mesi, 230 mila albanesi hanno tentato di attraversare il confine ungherese: pensano di “prendere il posto degli arabi” in Occidente e dicono che “con l’indipendenza non si mangia”<br><br>

Perché la fuga dal Kosovo
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20 Febbraio 2015 - 10.36


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Decine di migliaia di albanesi del Kosovo e Metohija, negli ultimi mesi, sono entrati illegalmente in Ungheria, ed anche se si possono trovare un sacco di ovvie ragioni per emigrare da un territorio governato dalla disoccupazione e illegalità, rimane tuttavia il sospetto che vi siano anche altre ragioni per una migrazione così massiccia e improvvisa.I punti in discussione sono: perché è scattata una così massiccia migrazione di albanesi del Kosovo, perché questa avviene proprio ora, e quali sono le possibili conseguenze per il Kosovo e per i Balcani occidentali.

Secondo l’ex negoziatore serbo con Pristina, Borko Stefanovic, il problema della miseria e della povertà affligge tutti i Paesi e tutte le entità. “Queste sono le “migrazioni moderne”- dice – che si dirigono verso l’Europa occidentale e l’attuale migrazione degli albanesi del Kosovo non può far felice nessuno. Gli aiuti serbi alla regione si sono ridotti, non c’è produzione e i cittadini non possono rimborsare i prestiti.”
Alla domanda se la rabbia dei rimpatriati , quelli rimandati indietro dai pPesi UE) , possa accentuare le ritorsioni della popolazione di etnia albanese contro i serbi, Stefanovic risponde che nelle sociertà autoritarie c’è sempre il pericolo che la rabbia venga diretta contro le minoranze: “Cosa può fare un albanese con meno di trent’anni di età 30 anni che non trova un lavoro? Beh forse può distruggere cimitero serbo, ma lo farà soltanto per dare sfogo alla sua crescente sfiducia. La pazienza dei kosovari ormai è al limite, oltre l’80% dei cittadini albanesi vive in condizioni di povertà”.

Dusan Janjic, analista politico, non pensa invece che si debba parlare soltanto della miseria: “Quello dell’emigrazione clandestina è un business ben organizzato che dura da 2-3 anni, è un’attività redditizia del crimine organizzato e la criminalità albanese e serba in questo collaborano, mentre non si hanno informazioni sul coinvolgimento di ungheresi – spiega – la disoccupazione e l’incapacità di progresso sono problemi di cu non si vede la fine, e non è solo una questione di danaro ma di prospettive: in Kosovo, non c’è produzione e quindi il problema continuerà e cambierà forma. D’altra parte la UE non risponde alle richieste di visto, ed il migrante illegale può sperare di iventare un richiedente asilo ottenendo sussidi dai 3 ai 6 mesi. Un altro problema è l’ uso dei passaporti serbi di passaporto serbi anche da parte di combattenti in Iraq e Sirria, e questo dimostra che i documenti si vendono”.

Alla domanda sul perché tutto avvenga ora ed in modo così evidente, Janjic sostiene che si sta applicando un “sistema di shock”.: “Quando si punta ad una massiccia ondata di copertura mediatica e spettacolare, come accadde nell ’89, quando venne abbattuto il muro di Berlino, dietro c’ è sempre un progetto serio e ben organizzato, troppo per poter essere spiegato solo con le attività di un gruppo illegale “dice.

Secondo alcuni rapporti, soltanto a partire dal settembre 2014, gli albanesi del Kosovo ache hanno tentato di emigrare illegalmente sono stati 230.000 e nessun Paese europeo che li può ricevere. Per i kosovari laTerra promessa è la Germania, ma molti vorrebbero andare anche in America o in Australia. Ci sono sono gruppi che promettono visti di residenza in altri Continenti, e naturalmente non fanno nulla, in genere a fare queste promesse sono semplici contrabbandieri che si fanno pagare il passaggio del confine ungherese.

“Questa migrazione è preoccupante – afferma Rada Trajkovic, esperto di geopolitica – quasi tutti i migranti illegali vengo o rimandati indietro, e quando tornano si trovano davanti alle istituzioni del Kosovo. Tutta questa gente chiede il governo dia loro la possibilità di vivere,e per questo potrebbero rovesciarlo o fare qualcosa di più grave. Tutta questa gente diventa poi persone facilmente manipolabile,e può essere utilizzata per vari scopi. Mi preoccupa la tensione che si percepisce ovunque, la possibilità di una ribellione armata contro il governo come di una improvvisa reazione contro i serbi “.

Questa preoccupazione simile è condivisa da Budimir Ničić giornalista , il quale ricorda che di questa migrazione fino a poche settimane fa si è saputo nulla : “L’inaccessibilità della comunità albanese anche agli inizi nel 21 ° secolo è preoccupante. Direi che la fuga della popolazione dimostra che l’indipendenza non soddisfa gli albanesi e solleva la questione della ridefinizione del Kosovo. E ‘difficile riconoscere uno Stato che a sua volta non riconosce il diritto di vivere alla sua gente “. Aggiiunge ancora Trifkovic.
La rabbia dei kosovari contro il governo comunque è in crescita, Ramush Haradinaj annuncia apertamente una “primavera calda”. Il suo partito si sta allontanando da un mondo che non ha partecipato alla guerra e rimane intorno al suo nucleo originario. Alle rivolte più recenti, organizzate da Albin Kurti, hanno preso parte albanesi che vivono all’estero. L’Albania non commenta a prende sempre più le distanze da Pristina , ma è difficile controbattere all’affermazione che .
” con l’indipendenza non si mangia”

Il vice ministro degli Esteri nel governo del Kosovo, Petrit Mando, tenta invece di ridimensionare il tutto affermando che nei periodi autunnali e invernali gli albanesi ed i montenegrini migrano e cercano asilo in Europa occidentale. La situazione dunque andrebbe considerata normale, “tranne che quest’anno il numero di albanesi è leggermente aumentato”, sostiene. Tutto questo viene definito “il ciclo dei Balcani” e Mando accusa i portali Internet e che promettono un visto tedesco e diffondono disinformazione su come “a causa del quadro demografico dell’Europa occidentale , i grandi Paesi hanno bisogno di bianchi anzichè di algerini e simili.”

Inoltre, a causa degli accordi internazionali oggi i kosovari possono muoversi liberamente attraverso la Serbia: fra quanti emigrano meno dello 0,5% ottiene asilo, ed il Kosovo avrà un ulteriore problema con coloro che tornano ancora più poveri, perché hanno dato soldi e perduto il posto di lavoro , magari prendendo prestiti per lasciare il Kosovo.Addirittura, secondo Mando il Kosovo non è mai stato meglio, dai tempi dell’Impero Ottomano o della Jugoslavia, e non importa che le fabbriche siano chiuse.

Ad oggi, fra i 650 e 750 mila albanesi del Kosovo sono cittadini giuridici dell’UE, poiché la regione ha sempre avuto una forte emigrazione. Il presidente dell’Assemblea parlamentare di Pristina. Kadri Veseli, prevede addirittura che quei Paesi dell’Unione europea che non lo hanno ancora fatto, molto presto riconosceranno l’indipendenza del Kosovo.

“Perché un’amigrazione così massiccia proprio in questo momento? Beh, è come una ferita che non ha mai smesso di sanguinare – commenta Fadil Lepaja, un analista di Pristina – per qualche anno l’indipendenza ha coperto la debolezza dello Stato di fronte l’arricchimento personale degli individui e dei gruppi, e adesso i nodi sono venuti al pettine”. Alla domanda se i serbi hanno motivo di temere, Lepaja risponde: “Sia i serbi che gli albanesi dovrebbero riprendersi dalla guerra e dalle psicosi del dopoguerra, qualcuno ancora parte di cospirazioni globali. Semplicemente, la Comunità europea e gli Stati Uniti stanno cercando di salvarci dalla logica medievale , dalle barricate per proiettarci in un mondo di frontiere aperte e di possibilità, ma semplicemente non si può giocherellare con gli strumenti epici, cantando di con fame o di vendetta dell’uno contro l’altro. “Naturalmente, rimane il timore eterno dei serbi che, a causa delle differenze di mentalità, non sono mai stati in grado di prevedere e comprendere i piani degli albanesi kosovari.

Fonte: Balkan Magazin

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