di Giovanna Casagrande
“Se il fatto non sussiste, se l’imputato non lo ha commesso, se il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato ovvero se il reato è stato commesso da persona non imputabile o non punibile per un’altra ragione il giudice pronuncia sentenza di assoluzione indicandone la causa nel dispositivo”.Recita così il primo comma dell’art. 530 del c p, e in base a questo articolo è stata emessa la sentenza da parte della Corte d’Appello di Roma che assolve l primario del reparto detenuti del Pertini di Roma Aldo Fierro, i medici ,gli infermieri,gli agenti di polizia penitenziaria che erano coinvolti nella morte di Stefano Cucchi.
“Erano coinvolti”,adesso sono assolti perché non c’erano prove,come che quel povero corpo martoriato, quel viso scavato di dolore , quegli occhi vuoti di vita non fossero una prova, come che la morte di una persona detenuta, che in pochi giorni appassisce come un frutto, sia un caso, un tragico caso del destino,e rimbombano le orribili parole di Gianni Tonelli,segretario del sindacato di polizia Sap sulla sentenza “Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze. Senza che siano altri, medici, infermieri o poliziotti in questo caso, ad essere puniti per colpe non proprie” e svelano come la vita di un giovane detenuto valga di meno rispetto alla dissolutezza della propria vita, perché ci sono vite che meritano e che, evidentemente, non meritano di essere considerate.
Come che chi sbaglia nella via, chi commette un crimine di qualsiasi entità, una volta detenuto smetta di essere uomo o donna,smetta di essere un soggetto di diritto, resti sospeso in un limbo in cui se va bene si troverà in cella in condizioni umane,altrimenti dovrà dividere pochi metri con tre , quattro compagni di detenzione, mangerà e cagherà e penserà e dormirà in un luogo comune, lo scandalo delle carceri italiane è mondiale,l’Europa ne chiede conto da anni, che intervenga l’Europa dei diritti e non solo quella delle banche e della finanza,che sveli la vergogna di un paese che non riesce a uscire da un codice fascista, lo sanno in Europa che esiste, nel sistema giudiziario italiano, la base fascista del codice Rocco e che, nonostante le modifiche che ha subito negli anni è sostanzialmente in vigore?
Nonostante le esperienze delle commissioni ministeriali Pagliaro e Grosso, del 1988 e 2001, nonostante l’esigenza di un codice moderno e nonostante si dica che dal 1989 è in vigore il nuovo codice di procedura penale la situazione carceraria non è cambiata?
Una società civile deve occuparsi di temi importanti come questo,non possiamo immaginare che casi eclatanti come quello di Stefano Cucchi odi Beppe Uva, per citarne solo due, sollevino scandalo per poi tornare alla”normalità”.
La normalità, in una paese democratico, riguarda l rispetto dei diritti di tutti i cittadini, detenuti compresi, la normalità, in un paese democratico e civile, riguarda una giustizia giusta, processi seri, eliminazione dell’abuso della detenzione preventiva, un paese democratico deve condannare il reato di tortura, non fingere che la tortura non esista.
Fino a quando smetteremo di occuparci di questi temi ci sarà sempre uno Stefano Cucchi da torturare, e se muore era solo colpa sua, era un drogato e quindi peggio per lui.