Vannoni in tribunale: volevo solo aiutare la ricerca
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Vannoni in tribunale: volevo solo aiutare la ricerca

È imputato di tentata truffa alla Regione Piemonte per il caso Stamina. Aveva chiesto un finanziamento nel 2006 per allestire un laboratorio a Torino.

Vannoni in tribunale: volevo solo aiutare la ricerca
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31 Ottobre 2014 - 14.56


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L’inventore del controverso metodo Stamina, Davide Vannoni, è comparso oggi al processo in cui è imputato di tentata truffa alla Regione Piemonte. Si è difeso così davanti all’accusa: “Ero solo un paziente entusiasta, volevo aiutare la ricerca”.

Vannoni aveva chiesto un finanziamento, nel 2006, per allestire un laboratorio e fare arrivare dall’Ucraina due specialisti. “Ero stato in cura lassù – ha ricordato – e la documentazione certificò un recupero dell’uso dei muscoli facciali di oltre il 30%. Una cosa molto rara”.

L’ex professore di Scienza della Comunicazione ha riferito in aula dei suoi rapporti con la Regione Piemonte, con assessori, con l’allora presidente della Regione Mercedes Bresso, con Paolo Peveraro, con Antonio Amoroso, allora direttore del Centro di riferimento per i trapianti in Piemonte.

“Ero stato in cura in Russia – ha ricordato Vannoni – e la documentazione certificò un recupero dell’uso dei muscoli facciali di oltre il 30%”. Di qui l’idea di portare i due scienziati ucraini che l’avevano curato a Torino”.

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“Tra fine 2006 e inizio 2007 avevo incontrato il vice presidente della Regione Peveraro. Fu Giorgio Rossetto, sindacalista della Uil, a creare le condizioni per questi incontri. A Peveraro parlai degli scienziati russi e lo stanziamento regionale sarebbe servito per mettere su un laboratorio” non per le infusioni, ha spiegato Vannoni. “Peveraro mi disse che poteva essere interessante, gli diedi dei costi di massima e in un secondo incontro mi disse che era disponibile a far arrivare i biologi dall’Ucraina”.

Ad aprile 2007 fu approvato un emendamento al bilancio regionale che, a detta di Vannoni, avrebbe dovuto portare nelle casse di Regene Srl, 500 mila euro per acquistare i macchinari necessari. I fondi però furono poi assegnati alla Molinette di Torino.

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