Grandi Rischi, «Non giochiamo con vostri morti»
Top

Grandi Rischi, «Non giochiamo con vostri morti»

L'avvocato Melandri, difensore dell'ex presidente dell'Ingv, Boschi, afferma: «Agli scienziati è vietato fare comunicati, spetta alla Protezione civile. Non giochiamo con parole».

Grandi Rischi, «Non giochiamo con vostri morti»
Preroll

redazione Modifica articolo

31 Ottobre 2014 - 19.17


ATF

«La zona dell’Aquila è la più sismica d’Europa, secondo studi ufficiali, queste sono certezze», sulle accuse alla Commissione Grandi Rischi «non giochiamo con le parole e con i vostri morti».

E’ uno dei passaggi della replica dell’avvocato Marcello Melandri, difensore dell’ex presidente dell’Ingv, Enzo Boschi, nel corso dell’udienza del processo di appello alla Commissione Grandi Rischi, organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, i cui sette esperti sono stati condannati in primo grado a sei anni di reclusione con l’accusa di aver falsamente rassicurato i cittadini aquilani e sottovalutato il rischio sismico al termine della riunione del 31 marzo 2009, a 5 giorni dal tragico terremoto.

«La Commissione Grandi Rischi non fa comunicati, ma delibere, solo la Protezione Civile può farlo, agli scienziati é vietato. E in quella occasione non è stato fatto. Oltretutto il mio assistito non sapeva della conferenza stampa, non vi ha partecipato e non solo non ha dato rassicurazioni a nessuno ma ha detto che non si poteva escludere una scossa forte».

Secondo Melandri, in riferimento alla telefonata dell’allora capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, all’allora assessore regionale alla Pc Daniela Stati nella quale parlava della necessità di un’azione mediatica rassicurante «per mettere a tacere un ciarlatano», ovvero il tecnico Gianpaolo Giuliani, che stava creando allarmi nella popolazione, «Bertolaso stava dando un ordine che non è stato eseguito».

Francesco Petrelli, difensore di Franco Barberi, allora vice presidente della commissione, ha spiegato che «bisogna far rientrare in un processo ciò che avviene non ciò che si sarebbe percepito, non c’é spazio per i principi sociali e l’accusa non si basa su una ricostruzione fattuale». Secondo Petrelli, «Il sindaco Cialente che manifesta la sua preoccupazione a Bertolaso e al governo chiedendo il 2 aprile lo stato di calamità, non avrebbe fatto questo se fosse stato rassicurato, manca quindi la condotta colposa».

[GotoHome_Torna alla Home]




style=”display:inline-block;width:320px;height:100px”
data-ad-client=”ca-pub-6520656566739426″
data-ad-slot=”7602031317″>



style=”display:inline-block;width:336px;height:280px”
data-ad-client=”ca-pub-6520656566739426″
data-ad-slot=”1555497715″>

Native

Articoli correlati