Lampedusa, veglia di preghiera per le vittime del 3 ottobre
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Lampedusa, veglia di preghiera per le vittime del 3 ottobre

Alla veglia Morire di speranza parteciperanno i superstiti e i familiari delle vittime.

Lampedusa, veglia di preghiera per le vittime del 3 ottobre
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2 Ottobre 2014 - 21.52


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Una veglia di preghiera, dal titolo “Morire di speranza” in memoria di quanti hanno perso la vita nel naufragio del 3 ottobre 2013. A promuoverla a un anno dalla tragedia a largo di Lampedusa, dove persero la vita 366 persone, è la Comunità di Sant’Egidio insieme a centro Astalli, Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Federazione chiese evangeliche in Italia, Comunità Papa Giovanni XXIII, Acli e Arcidiocesi di Agrigento.

“Durante l’anno trascorso insieme ad alcuni sopravvissuti ha ricostruito l’identità di quanti hanno perso la vita nel tragico naufragio – spiega la comunità di sant’Egidio – I nomi di tutti gli scomparsi verranno ricordati durante la preghiera”. Due grandi fotografie sotto l’altare ricorderanno il salvataggio di una persona in mare e molti dei volti delle persone morte nel naufragio del 3 ottobre 2013. La preghiera sarà presieduta dal cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti. Saranno presenti, tra gli altri, l’arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro, presidente di Migrantes, il pastore valdese Maria Bonafede, monsignor Marco Gnavi della Comunità di Sant’Egidio, un prete ortodosso eritreo ed altri rappresentanti delle associazioni organizzatrici.

Alla Preghiera parteciperanno molti superstiti eritrei e parenti degli scomparsi. “La preghiera Morire di speranza è ormai una tradizione della Comunità di Sant’Egidio che da oltre dieci anni la organizza per fare memoria di tutti coloro che muoiono durante i viaggi verso l’Europa – spiega una nota della comunità -. Quest’anno fa tappa a Lampedusa per rendere memoria e affidare al Signore i nomi e le storie di coloro che sono morti nei viaggi della speranza. La Preghiera oltre a ricordate i nomi di coloro che hanno perso la vita nel naufragio è un momento di compassione e un monito che chiede all’Europa tutta di sostare e ritrovare le radici e i valori di una rinnovata accoglienza per evitare che il Mediterraneo si trasformi in un cimitero”.

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