Le mani della 'ndrangheta sul Tav
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Le mani della 'ndrangheta sul Tav

Le cosche puntavano ad infiltrarsi negli appalti pubblici anche il quello relativo alla Tav Torino-Lione.

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1 Luglio 2014 - 10.33


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Una ventina di arresti che i carabinieri del Ros stanno eseguendo in seguito ad altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dalla Procura Distrettuale Antimafia di Torino, nei confronti di una serie di persone accusate di far parte di un sodalizio di matrice ‘ndranghetista infiltrato nel tessuto economico della provincia di Torino, in particolare negli appalti pubblici.

I militari dell’Arma stanno eseguendo le ordinanze di custodia cautelare in carcere, oltre che a Torino, a Milano, Genova e Catanzaro. Le accuse contestate sono di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura e traffico illecito di rifiuti. Eseguito anche un sequestro preventivo di società e beni per un valore di 15 milioni di euro.

Al centro dell’operazione ‘San Michele’, come è stata battezzata dai carabinieri, un sodalizio di matrice ‘ndranghetista, proiezione in Piemonte della cosca ‘Greco’ di San Mauro Marchesato.
L’attività investigativa ha documentato la diffusa infiltrazione della cosca nel tessuto economico e imprenditoriale della provincia di Torino e, appunto, in particolare nel settore degli appalti pubblici.
Ulteriori particolari nel corso di una conferenza stampa, alle 11.30 negli uffici del Comando provinciale dei carabinieri di Torino.

“Cosche puntavano a Tav” – Un tentativo di infiltrazione della ‘ndrangheta nella filiera degli appalti per il Tav Torino-Lione in Valle di Susa. C’è anche questo nell’inchiesta dei carabinieri del Ros sfociata questa notte in una raffica di arresti. Il tentativo delle cosche non ha avuto successo.

Un’operazione dei finanzieri e dei carabinieri dei rispettivi comandi provinciali di Vibo Valentia è in corso in Calabria, Lazio, Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna per il sequestro di beni per un valore stimato di 45 milioni di euro ritenuti riconducibili a presunti affiliati alla cosca Tripodi di Vibo, indicata come l’ala economico-imprenditoriale del clan Mancuso di Limbadi. Tra i beni sequestrati figurano due bar situati in pieno centro a Roma, un altro in provincia di Milano, immobili di pregio situati a Roma e Milano oltre a 25 aziende, 42 tra terreni e fabbricati e 16 autoveicoli.

Il provvedimento eseguito stamani sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro tra le province di Vibo Valentia, Roma, Milano, Bologna, Monza, Padova e Messina, emesso dal Tribunale di Vibo Valentia, costituisce la prosecuzione dell’operazione “Libra Money” portata a termine nel maggio 2013. In quella occasione erano state arrestate 20 persone e sequestrati beni per 40 milioni.

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